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La Diocesi a Castelmonte. «Con Maria, segno di speranza»

«Troveremo la pioggia?» «Ma no, vedrai. La Provvidenza ci aiuterà». E in effetti così è stato. Domenica 8 settembre si è rinnovato il tradizionale pellegrinaggio diocesano a Castelmonte, Madone di Mont, il primo dell’episcopato di mons. Riccardo Lamba. Che da Carraria a Castelmonte è salito a piedi assieme al “suo” popolo. A scandire la preghiera, letture e riflessioni predisposte dall’Ufficio liturgico diocesano, con mons. Loris Della Pietra e don Christian Marchica a supportare i vari lettori e i giovani che hanno snocciolato le “Ave Maria”. Passo passo, la meta si avvicinava, le gocce di pioggia a irrigare soltanto le ultime rampe della salite.

«Viodistu, o sin rivâts cuasi a sut!» «O vin preât ancje pe ploe!». C’è buonumore tra i pellegrini, diverse centinaia – con alcuni gruppi giovanili e scout – saliti a Madone di Mont da tutto il Friuli e dalla Carnia. Giunti in vetta, la Messa è iniziata proprio nel momento di maggior intensità della pioggia: questo il motivo che ha condotto gli organizzatori – Arcidiocesi e frati in sinergia – a celebrare l’Eucaristia nel Santuario e non nel piazzale. La perfetta letizia di San Francesco, di cui i frati di Castelmonte vivono il carisma, si è davvero realizzata tra i k-way e gli ombrelli di quell’ultimo “chilometro bagnato”.

L’arcivescovo Riccardo Lamba salito a piedi a Castelmonte

Gremito ogni spazio del Santuario: dalla chiesa alla cripta, dalla piazzetta esterna fino a due sale attigue alla chiesa, da cui i fedeli hanno potuto seguire la celebrazione sugli schermi. Numerose anche le persone sintonizzate con Radio Spazio, che ha trasmesso la diretta della celebrazione. Accanto al Vescovo il padre guardiano, Andrea Cereser, e l’arciprete di Cividale, mons. Livio Carlino, con numerosi sacerdoti e alcuni diaconi.

«L’unico a sapere tutto di Maria è Dio. È vero anche per noi»

«Nella Natività di Maria, noi gioiamo del fatto che Dio non solo non si è pentito del suo progetto iniziale (la comunione d’amore fra Lui, Creatore, e noi, creature) ma lo ha rinnovato nel Suo Figlio Gesù Cristo, avvalendosi della collaborazione libera e consapevole di questa donna giovane, umile, senza “titoli”». Quella dell’Arcivescovo non è stata una semplice omelia (qui il testo integrale), ma una autentica catechesi sulla figura di Maria, donna della cui nascita non si parla nel canone biblico, ma che è stata capace di segnare la storia del mondo e delle persone di ogni epoca e pensiero (come Erri De Luca, citato dall’Arcivescovo): «Dio è l’unico che sa tutto della Madonna!», ha detto Lamba. «Dio sa di Lei: la sua famiglia, il suo concepimento, la sua nascita, la sua infanzia, la sua adolescenza, la sua giovinezza, il suo rapporto con Giuseppe, il suo travaglio nel dire “Sì” all’Angelo, il suo essere madre di Gesù bambino, ragazzo, uomo; il suo rapporto con i discepoli di Gesù suo Figlio. Questo – ha affermato Lamba – è vero anche per le nostre storie personali».

«Collaboratori della salvezza e segno di speranza. Come un bambino nel grembo»

«Noi oggi siamo qui per chiedere alla Madonna che interceda presso il Figlio Suo» ha concluso l’Arcivescovo, raccogliendo un’intenzione nel cuore di tutti coloro che hanno raggiunto Madone di Mont. «Glielo chiediamo affinché, docili come Lei alla Grazia di Dio, anche noi possiamo essere collaboratori consapevoli della storia della salvezza operata da Dio e segno di speranza per l’umanità del nostro tempo, che se da una parte sembra aver smarrito il senso della propria esistenza, dall’altra vi anela come un bambino che al termine della gravidanza spinge nel grembo della madre per venire alla luce».

Ricordando il terremoto del 1976

Il canto del Magnificat e l’atto di affidamento a Maria, Madone di Mont, hanno concluso un pellegrinaggio segnato dalla preghiera intensa, per i giovani e per le famiglie, per la pace e per la Chiesa, nel ricordo del motivo originario del sisma, quel terremoto del 1976 che lo stesso mons. Lamba ha voluto ricordare: «Il pellegrinaggio al Santuario mariano a Castelmonte – ha ricordato – è nato come espressione di fede di un popolo, passato attraverso la terribile sofferenza materiale e morale conseguente al terremoto di quasi 50 anni fa, ma anche come espressione della speranza di poter rinascere da questa dolorosissima esperienza: così è stato per molte famiglie e molte comunità che hanno ripreso a vivere ed operare.

Nel numero de La Vita Cattolica di mercoledì 11 settembre, le foto e le voci dei pellegrini.

Giovanni Lesa

Pellegrinaggio diocesano a Castelmonte, 8 settembre 2024. Il fotoracconto

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