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La lontra scende fino a Gemona. Attenzione alla viabilità stradale

Cammini lungo i fiumi, i torrenti e gli stagni. Trovi le loro tracce, le piste e i resti delle prede (pesci, gamberi e rane). Li studi con le fototrappole. Li riconosci singolarmente per un difetto all’orecchio, una lesione sulla spalla e per altri particolari che li rendono unici e riconoscibili a distanza di tempo. Così ogniqualvolta li riprendi sorridi e sei contento di vederli ancora in vita e in salute. Sempre vivaci e giocherelloni come è nella natura della lontra europea (Lutra lutra). Fino a che un amico, il caro Manuele Vidi, ti chiama un sabato mattina per dirti che ha visto una lontra investita nel gemonese. Corri a vedere e trovi un maschio di questa specie, grandissimo, probabilmente di oltre dieci chili di peso. Lo fotografi e lo consegni agli organi di competenza. Poi vai a casa e confronti le immagini e, si, era proprio un esemplare che avevi fototrappolato lungo il fiume Ledra già nel 2021.

L’esemplare investito nel gemonese, probabilmente lo stesso rilevato nel 2021

La lontra europea dopo essersi biologicamente estinta negli anni ’60 del XX secolo, ha fatto solo saltuarie apparizioni nel bacino del fiume Natisone e in quello Danubiano. Poi, finalmente, grazie soprattutto all’espansione della popolazione Carinziana, la lontra da oltre dieci anni si è stabilita nel tarvisiano, nel canale del Ferro, qua e la in Carnia e nel Friuli centrale. Ora si sta espandendo in tutta l’area planiziale.

Rimane il fatto che gli investimenti stradali e la viabilità sono un ostacolo alla sopravvivenza di questa come quella di altre specie delicate e rare. Rispettare i limiti e guidare con attenzione rappresentano il primo provvedimento per tentare di ridurre questi investimenti.

Tiziano Fiorenza, faunista

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