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Chiesa

«La lotta contro i mali del mondo comincia da noi». Il messaggio dell’Arcivescovo per la Quaresima

Il messaggio catechesi di mons. Andrea Bruno Mazzocato

Cari sacerdoti e fedeli,

stiamo vivendo un tempo di eventi gravi e inattesi che toccano profondamente il nostro animo. La pandemia causata dal covid-19, anche se sta diminuendo, ha lasciato conseguenze nella psiche di ognuno e nella vita sociale. Quando, poi, iniziavamo a respirare un po’ di normalità, l’inattesa e tremenda azione di guerra scoppiata in Ucraina ha nuovamente scosso i cuori con comprensibili paure e preoccupazioni.

 

Quaresima 2022: tempo di conversione

Questi eventi mi hanno richiamato alla mente un episodio narrato dal vangelo di Luca (Lc 13,1-5). Alcuni andarono ad informare Gesù su due fatti di cui tutti chiacchieravano a Gerusalemme. Pilato aveva soppresso nel sangue una rivolta contro il dominio romano e una torre era improvvisamente crollata uccidendo 18 persone. Ai suoi interlocutori Gesù però risponde in modo inatteso e anche duro: “”.

Ebbene, le parole del Signore sono rivolte anche a noi. Come gli abitanti di Gerusalemme parlavano dell’eccidio ordinato da Pilato e della disgrazia della torre, anche tra di noi si è parlato e si parla tanto della pandemia e della tragica guerra in Ucraina. Gesù, tuttavia, invita a porci una domanda che i mezzi di comunicazione, pur pieni di immagini e di informazioni, non si fanno: “Quale messaggio Dio ci fa giungere attraverso questi avvenimenti della nostra storia?”. La risposta di Gesù è precisa: “Convertitevi per non rovinare anche la vostra vita”.

Sì, è tempo di convertirsi; cioè, di cambiare rotta distaccando la nostra coscienza dai compromessi col male e vivendo secondo il bene che il vangelo ci insegna.

La pandemia e la guerra sono, certamente, sciagure dalle quali dobbiamo a tutti i costi cercare di liberarci. Ma sono anche richiamo ad un altro male assai più grave che già richiamavo nella “”:

che più grave per noi è il male dell’anima

e facci sentire il desiderio

di essere liberati e perdonati

dai tanti nostri peccati”.

Il peccato è un male che rovina dapprima il nostro cuore e poi, attraverso il nostro modo di parlare e di agire, si diffonde attorno a noi e diventa male sociale. La lotta contro i mali del mondo, di cui tanto ci lamentiamo, comincia insomma da ognuno di noi; comincia dalla nostra conversione.

La quaresima è da sempre un tempo favorevole per rinnovare il desiderio e l’impegno a rinnovare la nostra vita con una seria e concreta conversione.

Così nella quaresima di quest’anno invito tutti, singoli e comunità, a dedicare una particolare attenzione all’esperienza della conversione sulla quale aggiungo ora qualche altra riflessione.

La conversione dona gioia

Quando si inizia a frequentare una palestra è necessario uno sforzo di volontà perché i muscoli risultano impigriti. Man mano, però, che ci si allena, si insinua come un senso di soddisfazione perché si sente il corpo più agile e più libero.

Anche la nostra volontà ha bisogno di essere tenuta in allenamento perché tende ad impigrirsi dentro i vizi e i peccati, e non avverte la voglia di abbandonarli. Essi sono i padroni che comandano sulla la nostra volontà, come confessa S. Paolo: “” (Rom 7, 18-20).

Grazie all’impegno della conversione e all’aiuto dello Spirito Santo, possiamo fortificare la nostra volontà di liberarci sempre più dalla schiavitù dei vizi e dei peccati e diventare uomini veramente liberi. È libero il cristiano che, vincendo l’egoismo e gli altri vizi, è capace di mettere

in pratica il comandamento di Gesù: “Amatevi come io vi ho amato” (Gv 13,34).

Se cresciamo in questa libertà, grazie ad un cammino di conversione, possiamo gustare in noi la vera gioia; quella di sentirci persone belle nel cuore e veramente utili verso chi ci sta vicino perché capaci di amore, di misericordia, di pazienza e accoglienza.

La conversione è un cammino continuo

La conversione dai vizi e dai peccati non è uno sforzo che si fa una volta per tutte ma un cammino che dura una vita e che chiede pazienza e costanza.

Capita infatti di non riuscire a liberarci facilmente da certi difetti e debolezze per cui è facile cadere nella tentazione della rassegnazione, che ci porta a concludere: “Sono fatto così e non c’è niente da fare!”. Peccato che, intanto, le persone che ci sono vicine debbano continuare a subire i nostri vizi e le conseguenze dei nostri peccati.

Il battezzato che vuol percorrere un vero cammino di conversione non si adagia nella rassegnazione ma riparte continuamente. Quando si accorge di essere ricaduto, magari per l’ennesima volta, in certe debolezze, facendo magari star male persone care, non resta seduto per terra deluso di se stesso e rassegnato ai vizi che lo comandano. Al contrario, si rialza e riprende il cammino perché ha nel cuore una meta grande da raggiungere: imparare ad amare come Gesù ha amato. E fare felici le persone a cui vuole bene.

Siamo chiari con noi stessi: questo cammino di conversione dura fino all’ultimo giorno della nostra vita: quando infatti, attraverso il passo della morte, ci troveremo davanti a Gesù, vorremo presentarGli un cuore il più possibile simile al suo.

C’è un’esortazione della Lettera agli ebrei che mi ripeto spesso e che suggerisco anche a voi: “Ebr 12,12-13).

 

La conversone è un dono della Grazia dello Spirito Santo

Aggiungo ancora un importante aspetto sulla conversione dalla schiavitù del peccato alla libertà di amare e donare se stessi. Si tratta di un cammino che non riusciamo a compiere solo mettendoci il nostro impegno e la nostra buona volontà.

È piuttosto il risultato di un’alleanza tra la nostra libertà e la Grazia dello Spirito Santo che Gesù ci ha donato e che abita nel nostro cuore tanto da poterci considerare “” (1 Cor 3,16).

A quante persone che si demoralizzano perché non riescono a superare certe loro debolezze ho insistentemente ripetuto: “Prega lo Spirito Santo”! Sì, diventi realmente familiare in noi la preghiera allo Spirito Santo.

Invochiamolo quando ci diamo del tempo per fare un esame di coscienza. Da Lui, infatti, viene la luce interiore che ci permette di chiamare per nome i vizi che ci trasciniamo dietro e i peccati in cui siamo caduti. Egli illumina la nostra coscienza anche sui peccati che possiamo far fatica a riconoscere; ad esempio, peccati di ingiustizia sociale, di poco rispetto del creato, di connivenza con errori di altri.

Invochiamolo ancora ogni volta che, pentiti, imploriamo il perdono di Gesù sui vizi e i peccati che confessiamo.

Ricordo che sono diverse le occasioni in cui possiamo invocare il perdono di Dio Padre e di Gesù:

– con una preghiera di invocazione di perdono al termine dell’esame di coscienza fatto sia personalmente che in una liturgia comunitaria

– nel rito penitenziale all’inizio della Santa Messa

– facendo un atto di carità come remissione dei nostri peccati (elemosina)

– rinunciando a qualcosa a cui siamo attaccati come segno penitenziale (digiuno)

– accostandoci al sacramento della Riconciliazione, specialmente quando abbiamo commesso peccati gravi.

 

“LASCIATEVI RICONCILIARE CON DIO”

Concludo il mio messaggio quaresimale rivolgendo a me e a voi l’accorato invito che San Paolo rivolge ai cristiani di Corinto: “. (2 Cor 5, 20-21).

In questo tempo, per tanti motivi difficile e tribolato, lo Spirito del Signore ci doni il desiderio di vivere una quaresima di autentica conversione e la gioia di giungere a Pasqua col cuore rinnovati dall’amore di Cristo morto in croce e risorto.

+ Andrea Bruno Mazzocato,

Arcivescovo

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