Con la deposizione del corpo di Cristo nel Sepolcro e il rotolamento della roccia tombale che chiude il suo ingresso, tutto pare finito. La morte ha avuto l’ultima parola.
Ma quel corpo inerme che è stato posto all’interno della tomba non è un corpo qualsiasi. Prova ne è il fatto chce è stato accuratamente pulito e profumato con unguenti preziosissimi, degni di un Re. Giuseppe d’Arimatea non ha badato a spese sapendo che di fronte aveva il Cristo, il Figlio di Dio. Nei Vangeli si ricorderà sempre la figura di questo membro del Sinedrio, capace – assieme a Nicodemo – di svolgere questo servizio di sepoltura con amorevole attenzione.
Alcuni giorni prima Maria di Betania cosparse i piedi di Gesù con un unguento altrettanto prezioso e li asciugò con i propri capelli prefigurando l’unzione del suo corpo morto. Anche lei sarà ricordata nei Vangeli ben tre volte.
Quando con la sincerità di cuore aiutiamo e onoriamo Gesù Cristo offrendo quello che abbiamo, fosse solo la sofferenza personale, Lui si ricorderà per sempre di noi, i nostri nomi saranno scritti in Cielo.
Ma lì, ora, c’è la pietra tombale.
Noi sappiamo che quella pietra dopo tre giorni sarà ribaltata e all’interno si troveranno solo il sudario e le bende. Le sentinelle poste di guardia all’ingresso del sepolcro non si accorsero che Cristo era risuscitato dai morti perché non credevano alle sue parole: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Egli parlava del tempio del suo corpo, ma essi non capivano!
Vano sarebbe il nostro credere se Gesù non fosse davvero risorto.
Come cristiani pertanto siamo chiamati a essere vere sentinelle del mattino, che sanno scorgere i segni del Risorto come hanno fatto le donne e i discepoli accorsi al sepolcro all’alba del primo giorno della settimana.
Che possiamo diventare noi stessi segno di quella speranza che mai delude che è Gesù Cristo nostro Signore!
Bruno Temil