L’assessore Torrenti chiede allo Stato di redistribuirli in altre Regioni. In proporzione, da noi i profughi sono il doppio della Lombardia
«Non è prevista alcuna costituzione di centri permanenti di accoglienza di richiedenti asilo, neppure a Udine dove il centro resta di accoglienza temporanea». Lo ha ribadito l’assessore regionale Gianni Torrenti, in audizione alla sesta Commissione consiliare, in risposta a una richiesta del centrodestra sull’eventualità – trapelata nelle scorse settimane ma più volte smentita – di una struttura definitiva presso l’ex caserma Cavarzerani di Udine. Ricordando che nella struttura sono 595 i posti totali, Torrenti ha sottolineato che non è possibile che il numero rimanga così alto, precisando che non debbano esistere centri per l’emergenza con più di 250 posti. Quanto ai numeri complessivi, in attesa che siano trasferiti altrove 300 profughi, in Friuli-Venezia Giulia attualmente ci sono 4.783 immigrati (circa 3.200 nelle strutture temporanee, 1.200 nei centri di prima accoglienza, oltre 350 nei posti dello Sprar) a cui vanno sommati i minorenni, per un totale che sfiora le 5.000 presenze. «Dovremmo avere – ha aggiunto Torrenti – 3.800 ospiti, pari al 2,19% della nostra popolazione, mentre ne abbiamo 1.200 in più».
In Italia, la Lombardia ha la percentuale di distribuzione maggiore per popolazione (13%, circa 21.400 persone), la Sicilia il 9% (13.700), il Lazio l’8% (poco più di 13.000). “Con il documento approvato all’unanimità in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 29 settembre scorso – ha reso noto ancora Torrenti – e che ora intendiamo far recepire al ministro Alfano, per la prima volta si afferma non solo la situazione delle Regioni di sbarco, ma anche di arrivo via terra dei migranti, come la nostra, dove questi stranieri si radunano per cercare di andare in altri Paesi europei. Pertanto chiediamo che il sistema di distribuzione territoriale sia esteso a tutti, non solo a coloro che arrivano via mare. Al contempo, chiediamo che si tenga conto, in fase di ripartizione dei richiedenti asilo – ha aggiunto – dell’alto numero di persone non censite ma comunque presenti”. Tra le situazioni più problematiche, Torrenti ha citato quella di Gradisca, con 6.400 abitanti che con gli stranieri salgono a 6.800: «Non è pensabile – ha commentato – che non si permetta al Comune di poter assumere più personale, visto che c’è un ovvio maggior onere sociale a cui far fronte». Ha quindi elencato lo stato delle caserme e degli edifici demaniali in fase di ristrutturazione per creare alloggi secondo quel sistema di «accoglienza diffusa» – ha ricordato – nato nel 2011 con l’allora ministro Maroni. «Se a Udine arriva un alto numero di rifugiati – ha concluso Torrenti – è perché in città c’è la Questura e tutti gli immigrati prima devono passare da lì, solo dopo sono smistati altrove».
Nel corso degli interventi dei consiglieri, Riccardo Riccardi (Forza Italia) ha denunciato il «diverso peso» di 5.000 stranieri su una popolazione di 1,2 milioni di abitanti, rispetto ai 21 mila della Lombardia che però ha 10 milioni di abitanti. Il fatto che più di un quarto degli immigrati sia collocato a Udine ha portato in crisi l’intera città. Roberto Novelli (Forza Italia) e Giuseppe Sibau (Autonomia responsabile) hanno denunciato la situazione di minori kosovari a Cividale per essere formati anni al centro Civiform e rientrare in patria, da dove però ne ripartono altrettanti. Eppure il Kosovo – notano – non è Paese in guerra. A quanto sommano i costi per l’assistenza sanitaria ai profughi, è stata, invece, la domanda di Barbara Zilli (Lega Nord), che ha voluto sapere anche l’entità dei rimborsi ai Comuni per l’accoglienza dei minorenni e quanto costa la gestione dell’accoglienza diffusa. Per Silvana Cremaschi (Partito Democratico) questo è un cambiamento epocale che non si può negare; a Udine, visto che lì devono arrivare, bisogna creare dei posti di emergenza a “soffietto”, dove garantire un posto caldo a chi arriva. Per Stefano Pustetto (Gruppo Misto) il problema è europeo, va affrontato a livello europeo, e dobbiamo puntare all’integrazione di queste persone per superare le tensioni sociali.
Torrenti ha chiuso l’audizione con una ultima serie di riflessioni, tra cui il fatto che se il Friuli-Venezia Giulia è tra le Regioni che hanno maggiori costi è perché quando un Comune ha la certezza del rimborso, come avviene da noi, ha più il problema di trovare il posto dove collocare gli immigrati che non le risorse. Nella legge finanziaria regionale 2017 sarà inserita una modifica che porterà tutta la competenza alla sua direzione, si porranno le risorse nel Fondo immigrazione invece che nel Fondo sociale e si creerà una struttura stabile che si occuperà nello specifico di questo problema. La Regione farà in modo che sia modificato il trattamento dei minori sino a 15 anni rispetto a chi ha dai 15 ai 18 anni. “Gli immigrati – ha concluso – sono una prospettiva per il futuro, sono una forza lavoro attiva di cui tutti i sistemi imprenditoriali di ogni Paese hanno bisogno”.