Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
FamigliaIn evidenza

L’affido non è per “supergenitori”. Al via un corso

Sono tanti, troppi, i bambini e ragazzi che non hanno la possibilità di crescere nell’amore, vivendo un’esperienza positiva di famiglia. E sono ancora poche le famiglie affidatarie in Friuli. La Comunità Papa Giovanni XXIII insieme all’associazione La Casa di Oreste propone un percorso di quattro incontri, al via il 16 novembre, per sensibilizzare all’affido familiare e presentare le varie possibilità di accoglienza: dall’affido di “sollievo” con poche ore di supporto alla settimana fino alle possibilità residenziali.

«Non esiste la famiglia perfetta, ma tutti hanno il diritto di averne una»

«Nonostante il bisogno che hanno tanti bambini e ragazzi di essere accolti in una famiglia, dell’affido si parla molto poco e, purtroppo, spesso se ne parla male», racconta Roberta Castellan, responsabile per l’ambito Minori dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, in un ampio servizio sul tema pubblicato sulla Vita Cattolica del 6 novembre 2024. «La cronaca, negli anni passati, ha fatto sì che si parlasse dell’affido come qualcosa di negativo, ma decisamente così non è», aggiunge. «L’affido è la possibilità di sostenere una famiglia che è in difficoltà nell’accudire i propri figli affiancandole un’altra famiglia, o un single, che accoglie in varie forme dei bambini o dei ragazzi».

Quali le tipologie di accoglienza possibili?

«La disponibilità minima per l’affido può essere anche del solo fine settimana o di qualche pomeriggio a settimana – spiega Castellan nell’intervista –… In questo caso parliamo di affidi “di sollievo”, che aiutano in particolare famiglie che non hanno una rete di supporto, e sono molte. Si va, dunque, dal semplice supporto nella quotidianità (nell’accompagnare a scuola, nel seguire nei compiti…) fino all’affido residenziale».

«Voglio chiarire che le famiglie affidatarie sono famiglie normalissime – dice ancora Castellan – e che l’affido familiare è ben sostenuto dalle istituzioni: chi ha un figlio in affido ha la possibilità di accedere ai vari congedi parentali che si possono avere anche con i figli naturali. Noi siamo una famiglia cosiddetta “di pronta accoglienza”, accogliamo cioè “in emergenza” i piccoli; in questo momento accogliamo una bimba di 4 mesi, che è con noi da quando ne aveva uno. Siamo aperti all’accoglienza ormai da 16 anni: abbiamo accompagnato bambini all’adozione, altri al rientro presso le loro famiglie di origine… Abbiamo vissuto tante esperienze e… tutte belle!».

L’affido può sfociare nell’adozione?

«Una legge recente – la 173/2015 sulla continuità degli affetti – prevede che se viene aperta una procedura di adottabilità, laddove si sono creati dei legami profondi e positivi, nel miglior interesse del minore, la famiglia affidataria possa fare domanda di adozione – spiega Casellan –. Questo avviene in particolare nel caso di affidi di lunga durata, non è però molto frequente. Più spesso che nell’adozione, l’affido temporaneo sfocia nel cosiddetto “Affido sine die”, un affido prolungato, fino ai 18 anni del ragazzo, quando il bambino non può rientrare nella famiglia di origine, ma mantiene con essa un legame».

Quattro incontri

Quattro incontri tra novembre e dicembre, dei quali due in presenza a Gorizia (il sabato pomeriggio) e altrettanti online. Così si articola il “Percorso di formazione e sensibilizzazione all’affido familiare” promosso dalla comunità Papa Giovanni XXIII insieme all’associazione La Casa di Oreste. Si parte sabato 16 novembre. «Daremo spazio sia alla parte di testimonianza che all’aspetto normativo e istituzionale dell’affido – spiega Roberta Castellan –. L’obiettivo è anche di cercare di far capire che l’affido non si porta avanti da soli, ma c’è una squadra che ruota attorno a un progetto». Per info e iscrizioni: tel. 346/2241364.

Articoli correlati