L’Alto Adriatico, con le navi mercantili romane scoperte finora in Friuli – la Grado 1 (Julia Felix), della prima metà del II sec. d.C., e Grado 2, III secolo a.C. –, ma anche con la rete di approdi e ville ittico-agricole, rappresenta un tesoro da sfruttare anche in prospettiva di un turismo sostenibile. Lo sostiene Rita Auriemma, docente di Archeologia subacquea al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, per anni impegnata in Friuli negli scavi subacquei che hanno portato alla scoperta dei due relitti gradesi, nonché, dal 2015 al 2018, direttrice dell’Istituto regionale per il Patrimonio culturale del Friuli-Venezia Giulia (Ipac, poi divenuto Erpac). Auriemma tornerà in Friuli il prossimo 1 agosto, ospite dell’Aquileia Film Festival, venendo intervistata da Piero Pruneti, direttore della rivista Archeologia Viva. La serata – con inizio alle ore 21 – sarà aperta dalla proiezione del film “La terra di Yrnm”, sull’area archeologica dell’isola di Pantelleria, e chiusa da “Iznik, l’enigma sommerso”, sulla basilica bizantina scoperta nel 2014 nelle acque del lago turco di Iznik. «Parleremo – ci anticipa Auriemma – dei tratti costieri dell’Adriatico, in particolare di quelli del Friuli-Venezia Giulia di cui mi sono occupata lungamente, e di come valorizzarli».
Sulla Vita Cattolica in edicola questa settimana l’intervista completa a Rita Auriemma.