«Il Signore spesso ci chiama fin da ragazzi e ragazze, come capitò a Salomone. In molti, qui oggi, possono testimoniarlo». È con un tuffo nella memoria di tutti i religiosi e le religiose presenti in Cattedrale che lunedì 3 febbraio mons. Riccardo Lamba si è rivolto proprio a loro, consacrati e suore, in occasione della Giornata della Vita consacrata. Celebrata nel giorno successivo alla sua consueta ricorrenza – quest’anno domenicale -, la Messa ha visto la presenza di decine di frati, suore, consacrate in istituti secolari. Ben diciannove tra loro hanno celebrato i “giubilei” di professione religiosa, ossia particolari ricorrenze dalla professione dei voti.
«Salomone – ha ricordato l’Arcivescovo, rifacendosi alla lettura del giorno – è l’identikit del consacrato: Salomone riconosce ciò che è, solo un ragazzo. Per lui, come per noi, non è stato tutto chiaro fin dall’inizio: la chiamata di Dio era straordinariamente più grande delle attitudini personali, una distanza colmata solo dalla grandezza dell’amore del Signore», ha detto Lamba.
«Inoltre – ha proseguito – Salomone riconosce di essere stato scelto in mezzo al popolo. La sua era una vita non avulsa dalla comunità, ma spesa in mezzo ad altri. Papa Francesco direbbe: “con l’odore delle pecore”… Così è per voi religiosi e religiose: si ha compassione della gente solo se si condividono paure, gioie, angosce. Condividere la vita del popolo contraddistingue vita dei consacrati». Questa, per l’Arcivescovo, la modalità per rendere presente il Vangelo attraverso la propria persona, con la vita, anche senza parlare troppo. La vita che tutti – religiosi e religiose – hanno speso per decenni accanto alle comunità in cui hanno prestato servizio: chi nelle scuole dell’infanzia, chi nella carità, chi ancora nelle celebrazioni o nei santuari. Vite spese per il Vangelo, tra la gente.
«Non esiste vita claustrale o religiosa al di fuori dell’incontro con il Signore», ha concluso infine mons. Lamba. E guardando all’anno giubilare, ha esortate ad «Attingere a lui il nostro essere, la nostra speranza. Da lui possiamo essere testimoni di quella speranza che il mondo attendere da noi».
Al termine della celebrazione sono stati omaggiati i religiosi e le religiose – ben 19 – che nel 2025 celebrano un giubileo di professione. È stato ricordato anche il padre di p. Francesco Rossi, delegato episcopale per la vita consacrata, mancato proprio nella mattinata del 3 febbraio.
Giovanni Lesa