Dopo una vita di comunione profonda con la propria moglie o il proprio marito, cosa vuol dire trovarsi a vivere la quotidianità e le sfide della vita non più in due? Come affrontare il vuoto che si genera con la vedovanza? Come rialzarsi e trovare un senso nuovo al tempo che si ha davanti quando viene a mancare il respiro vitale? Il direttore dell’Ufficio Famiglia diocesano e parroco di Pozzecco, Bertiolo e Virco, don Davide Gani, se lo chiede come figlio prima che come sacerdote. «Ogni situazione è a sé, ma per quel che io ho vissuto in famiglia – afferma – il vedovo incontra una solitudine molto profonda e deve riuscire a rinascere ad una modalità di vita nuova, il che non è scontato. Si tratta di persone che in tanti casi escono da esperienze d’amore profondissime. Quando si è in due si ha più forza: una persona sposata ha un compagno di viaggio, un sostegno, nonostante le fatiche e le divergenze; ma quando questo viene a mancare, magari dopo tanti anni di vita insieme, cambia veramente tutto: viene a mancare la speranza». Non è dunque un caso che nell’anno giubilare della Speranza l’Ufficio Famiglia, d’intesa con l’arcivescovo Riccardo Lamba, abbia voluto proporre un momento di preghiera e meditazione rivolto proprio alle persone che stanno vivendo questa dolorosa ferita.
L’incontro: domenica 30 marzo nella Casa delle suore Francescane
L’incontro con i vedovi e le vedove è fissato per domenica 30 marzo a Udine, dalle 15 alle 16.30, nella Casa delle suore Francescane in via Ronchi, e sarà presieduto dall’Arcivescovo. Nelle intenzioni dei promotori l’appuntamento dovrà diventare un’occasione di incontro fissa. Un’opportunità particolarmente attesa, tra gli altri, anche dalle tante persone che hanno avuto a lungo come punto di riferimento in diocesi don Oscar Morandini e gli incontri di spiritualità vedovile guidati dal sacerdote cividalese per oltre 40 anni.
Per chi lo desidera, al termine dell’incontro con l’Arcivescovo ci sarà la possibilità di celebrare insieme i Vespri quaresimali in Cattedrale.
«L’obiettivo dell’iniziativa – spiega ancora don Gani – è dare sostegno spirituale alle persone che vivono un momento particolarmente faticoso della vita, sapendo che tante volte nella quotidianità questa fatica non possono esprimerla, magari perché impegnati con i figli o con i nipoti. Nel Giubileo della Speranza, ci è parso un segno bello poter invitare i vedovi e le vedove e far loro sapere che la Chiesa è vicina. Il Giubileo è festa, certo, ma è soprattutto un’occasione per far entrare nella nostra vita il Vangelo, l’abbraccio del Signore. E questo vale soprattutto per chi è nella fatica».

Il primo passo: un abbraccio. E lasciare che il cuore si esprima
«Per quello che io ho visto, e anche che ho vissuto in famiglia – continua il sacerdote –. Il primo momento della vedovanza è quello in cui si ha più bisogno di qualcuno che ti stia vicino, che ti abbracci, pur consapevoli che quell’abbraccio non è lo stesso abbraccio di tua moglie e di tuo marito. Però è qualcosa di cui c’è profondamente bisogno. E tante volte proprio nei momenti di più grande disperazione si incontra la fede o la si approfondisce. Qualcuno alza lo sguardo, qualcuno si arrabbia, la cosa fondamentale è mantenere aperto un dialogo. La Chiesa ha anche questo compito: lasciare che il cuore di chi è nella sofferenza si esprima. Non deve esprimersi necessariamente in favore di Dio, Dio lo sa meglio di noi quello che fa e che la vita è complessa! Permettere a una persona di avere un luogo dove poter parlare di quello che ha nel cuore, delle proprie fatiche, è fondamentale».
La fede, un’ancora
«Noi come preti sappiamo che la speranza è in Cristo e nella comunione dei Santi – conclude don Gani –, che vuol dire comprendere che non è tutto finito, che quell’amore continua a vivere, senza la fisicità. Sono temi grandissimi e non semplici. È un cammino. Certamente di fronte ad un momento così doloroso il cuore, aiutato dalla fede, può aprirsi ad altre dimensioni. Ma è un travaglio. Stiamo parlando di una nascita a tempi diversi, a una struttura di vita diversa. Però ricordiamoci che Agostino dice che la luce è fatta per splendere nelle tenebre e così è nel buio della vita: la fede è luce, la speranza un’ancora».
Valentina Zanella