«Ogni vita che nasce è un dono che viene fatto a ciascuno di noi e per tutta l’umanità. Quanto fa soffrire vedere – come sta avvenendo anche in questi mesi – che queste creature vengono massacrate!»
È gremito il Santuario della Beata Vergine delle Grazie, a Udine, mentre l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba pronunciava queste parole. La Messa per la Festa diocesana della vita, sabato 1° febbraio, è il primo – e già culminante – momento del cartellone di proposte che il Coordinamento diocesano “Persona, famiglia e vita” propone ogni anno in occasione della Giornata nazionale della Vita.
«Simeone e Anna hanno riconosciuto quel Bambino dalla luce particolare»
Tornando al Santuario udinese, nella sua omelia l’Arcivescovo ha ripercorso il brano evangelico della Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme. «È il primo incontro di Gesù con il popolo di Israele, rappresentato da un uomo e una donna: Simeone e Anna. Cosa accomuna queste figure?», ha chiesto Lamba. «? Innanzitutto l’aver saputo attendere il compimento delle promesse che gli erano state fatte, quelle di conoscere un certo bambino. Da quel bambino promanava una luce particolare, diversa, che parlava di bontà, misericordia e salvezza non solo per Israele, ma per tutte le genti. Simeone e Anna, quindi, per tutta la vita hanno saputo attendere con speranza il compimento delle promesse».
«Una festa di speranza e di vita»
Una Festa della vita che, quest’anno, si svolge nel cuore del Giubileo indetto da Papa Francesco. «Provvidenzialmente – ha proseguito mons. Lamba -, questa festa ci parla di speranza, una virtù riversata nel cuore di ogni persona in tutti i tempi. In quest’anno giubilare in cui siamo chiamati a essere “pellegrini di speranza”, essa non delude tutti coloro che vivono con umiltà, giorno dopo giorno, servendo Dio e i fratelli nella quotidianità. Quella di oggi, quindi, è una festa di speranza che parla di vita».
«La vita donata è “luce del mondo”»
«Il dono della vita – ha concluso il pastore – non può essere tenuto per se stessi. Tutti noi nasciamo, viviamo e moriamo per il Signore: il dono della vita, gratuitamente ricevuto, gratuitamente chiede di essere donato. Ognuno di noi è invitato a donare la propria sensibilità, il proprio tempo, le proprie esperienze, persino il proprio corpo per il Signore. Solo così potremo essere “luce del mondo”, riflesso di quella Luce che è stata Gesù Cristo. Così possiamo essere testimoni di una Speranza che non delude».
Dopo la Messa è iniziata la lunga veglia di preghiera con l’adorazione eucaristica per la vita, che si protrae lungo la notte fino alle 7 di domenica 2 febbraio. Ad animare la preghiera, alternandosi tra loro, numerosi movimenti e associazioni ecclesiali.
Giovanni Lesa
Foto di Simone Carlini e Matteo Ranieri