«Anche in carcere c’è speranza, anche qui si può rinascere». Ha due “polmoni” l’omelia che l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba ha pronunciato nel giorno di Santo Stefano a Tolmezzo davanti a un’assemblea non propriamente parrocchiale. Come da tradizione, confermata da mons. Lamba, il giorno dopo Natale l’Arcivescovo celebra infatti l’Eucaristia con i detenuti e il personale del carcere di Tolmezzo, che al suo interno presenta anche la sezione “di massima sicurezza”. Quali sono i due “polmoni”? Il Natale che si sta celebrando e il Giubileo che si sta per inaugurare anche in Diocesi, con il suo respiro di speranza.
La celebrazione si è svolta nella stessa ora in cui Papa Francesco apriva la Porta santa straordinaria nel carcere romano di Rebibbia. Accanto all’Arcivescovo – per la prima volta a presiedere l’eucaristia a Tolmezzo – il cappellano del carcere, padre Claudio Santangelo. Presenti anche la direttrice dell’istituto penitenziario carnico, dott.ssa Irene Iannucci, e un gruppo di cantori della frazione di Cazzaso, per animare la celebrazione con i canti natalizi.
«Dio non vuole che le nostre esistenze siano schiacciate dal male o segnate definitivamente dal peccato», ha ricordato l’Arcivescovo. «Per questo, attraverso la risurrezione di Cristo, ha aperto la possibilità di una vita nuova per tutti. Questo amore trasformante non si ferma davanti a nulla, neanche alle sbarre di un carcere: anche qui c’è speranza, anche qui si può rinascere.»
«Dio chiede il nostro cuore»
«Anche in un luogo ristretto come il carcere – ha proseguito mons. Lamba – è possibile sperimentare la pace di Dio. Ma Dio ci chiede una cosa: il nostro cuore. È nel nostro cuore che Egli vuole rinascere, perché solo Lui può offrirci quella pace autentica di cui abbiamo bisogno. È una pace che ci permette di riconciliarci con gli altri, anche a distanza, con coloro che abbiamo ferito o da cui siamo stati feriti».
«Dio ci dà la possibilità di ricominciare»
E poi, appunto, il respiro giubilare. L’Arcivescovo ha infatti concluso con un messaggio di speranza: «Dio è sempre vicino a ciascuno di noi, ovunque ci troviamo. Il suo amore può arrivare ovunque, anche ai nostri familiari lontani, offrendoci la possibilità di ricominciare e di risorgere a vita nuova. Questo è il dono più grande del Natale: la possibilità di una pace vera, che solo Dio può darci».
Al termine della celebrazione, i volontari hanno condiviso un momento di fraternità con i detenuti, offrendo panettoni e bibite in un clima di solidarietà e vicinanza, segno tangibile di un Natale vissuto nella speranza e nella possibilità di un nuovo inizio.
L’arte come strumento di rieducazione: i mosaici dei detenuti nel Duomo di Tolmezzo
Oltre al momento spirituale, il carcere di Tolmezzo si distingue quest’anno per una significativa iniziativa promossa dalla Cappellania del penitenziario in collaborazione con la Parrocchia di San Martino di Tolmezzo. Alcuni detenuti, al termine di un corso di mosaico organizzato da IAL FVG e finanziato dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, hanno esposto le loro opere nel Duomo di Tolmezzo, dove rimarranno visibili per tutto il periodo natalizio.
Il corso, seguito con impegno da una quindicina di detenuti delle sezioni di alta sicurezza, ha rappresentato un’occasione formativa e rieducativa, in assonanza con l’articolo 27 della Costituzione che sancisce il principio della rieducazione del condannato. Al termine del percorso, i partecipanti hanno ricevuto un attestato di partecipazione, simbolo del loro lavoro e della loro volontà di costruire qualcosa di positivo.
Un messaggio per la comunità
L’esposizione delle opere musive nel Duomo non è solo un’occasione per apprezzare il talento e l’impegno dei detenuti, ma anche un invito alla comunità carnica a riflettere sulla realtà carceraria da una prospettiva diversa. Come sottolineato dagli organizzatori, l’iniziativa «mira ad abbattere i pregiudizi, mostrando come il carcere possa essere luogo di riscatto e rinascita».
Il messaggio che accomuna questi due eventi – la celebrazione della Messa di Natale e l’esposizione dei mosaici – è chiaro: il Natale è un tempo di speranza, di possibilità di rinascita e di costruzione di ponti tra mondi spesso separati. L’arcivescovo Riccardo Lamba, con la sua presenza, ha voluto portare il segno tangibile di una Chiesa vicina a tutti, anche a coloro che vivono in situazioni di difficoltà.
Le opere dei detenuti, esposte in duomo a Tolmezzo, sono un richiamo alla capacità di trasformare il dolore e la fatica in bellezza e significato. È un messaggio che invita tutti a credere nella possibilità di un futuro migliore, grazie all’amore di Dio e alla solidarietà umana.
Bruno Temil