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Chiesa

L’autonomia è responsabilità. Ne parlano i Vescovi del Nordest

Come ha sperimentato la Regione Friuli-Venezia Giulia l’autonomia è responsabilità. Ma – ha detto ai Vescovi del Nordest Mario Bertolissi, già docente universitario a Padova e ispiratore dell’azione autonomistica di Luca Zaia, presidente del Veneto – è difficile comprendere e far passare il principio che l’autonomia porta sempre con sé il criterio della responsabilità. In tale contesto, e di fronte alle difficoltà del potere e del livello statuale e amministrativo, ma anche del pensiero laico, la riflessione e l’azione della Chiesa possono essere – ha aggiunto – molto importanti per una necessaria «reimmissione di un sistema di valori, pensando oltre se stessi».

«Solidarietà e sussidiarietà in Europa e in Italia, tra riforme delle istituzioni e impegno della Chiesa» è stato il tema di fondo della due giorni di approfondimento che ha riunito martedì 7 e mercoledì 8 gennaio a Casa Maria Assunta a Cavallino (Venezia) i Vescovi del Triveneto assieme ad alcuni rappresentanti – sacerdoti, religiose, religiosi e fedeli laici – delle 15 Diocesi di questa Regione ecclesiastica. È stata l’occasione per un dialogo ampio e approfondito che, attraverso la lente dei riferimenti fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa ed anche sulla scorta dell’esperienza della Settimana Sociale svoltasi nel luglio scorso a Trieste, ha permesso di affrontare parecchie questioni che sono all’ordine del giorno dell’attualità politica, economica e sociale di questi territori ed anche a livello nazionale ed internazionale.

Da sinistra, Mazzocato, Pizziolo, Moraglia

L’intervento di mons. Mariano Crociata (Vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea – Comece) ha messo in evidenza come nell’incrocio virtuoso tra i principi di solidarietà e sussidiarietà si possa trovare un giusto equilibrio tra identità nazionali, articolazioni regionali e consolidamento dell’Unione Europea che appare sempre più una “necessità vitale” da coltivare, con il coinvolgimento e il contributo attivo e propositivo delle Chiese, sia nel contesto internazionale che soprattutto nella vita dei singoli Paesi, a partire dai corpi intermedi e dalle comunità locali. «L’Europa – ha detto – è come un cantiere in continua costruzione e noi cristiani dobbiamo partecipare a questo processo a tutti i livelli. Tante sono le potenzialità insite nell’Unione Europea ma queste potrebbero degradare e perdere la loro efficacia».

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