A svelare lo stato di “salute” della regione è il Barometro sociale della Cisl
Tengono, per il momento, la coesione sociale e i livelli d’istruzione, mentre è caduta libera per il lavoro: la fotografia dello stato di “salute” del Friuli Venezia Giulia arriva dal Barometro della Cisl, ovvero lo strumento del Sindacato che, analizzando tre differenti “domini” – Lavoro, Istruzione e Coesione Sociale – rivela la reale qualità della vita delle persone.
A preoccupare, al netto della contingente tenuta de sistema sanitario, è soprattutto, dunque, la voce del lavoro, che paga, più di ogni altra, lo shock determinato dal Covid e che vede completamente azzerata la ripresa, già debole, registrata nel 2019. Una linea quella del lavoro, che, al netto del tonfo a cavallo tra 2014 e 2015, non ha mai frenato la sua discesa, tanto che dall’indice di partenza considerato (quello del 2007), quando la regione toccava quota 105, oggi il Friuli Venezia Giulia supera a malapena quota 96, perdendo quasi dieci punti. “Un andamento assolutamente negativo – commenta il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco – e che, purtroppo, non consideriamo definitivo perché l’indicatore ancora non riflette il massiccio ricorso alla cassa integrazione che si è osservato soprattutto a partire dal mese di aprile; senza contare il cospicuo travaso, durante il lockdown più estremo della primavera scorsa, dei disoccupati verso la completa inattività”.
Tuttavia – per la Cisl Fvg – accanto all’effetto Covid, il lavoro in Friuli Venezia Giulia continua a scontare diversi gap irrisolti, vale a dire, ad esempio, carenza di lavoro, altissimo livello di precarizzazione, sottoutilizzo del capitale umano. “Oltre, poi, alla crescita di attività contrassegnate dalla provvisorietà, quella che ci preoccupa è la forte distorsione nella gestione delle competenze: l’incremento di occupati maggiormente istruiti non viene assorbito in misura sufficiente dall’aumento della domanda per le professioni ad elevata specializzazione o qualificazione. In altri termini, stiamo sottoutilizzando il capitale umano con un impoverimento complessivo del nostro mercato del lavoro. E questo non accade soltanto per la mancanza di possibilità per i giovani che hanno investito nello studio, ma anche per le donne, oggi, spesso e volentieri, costrette ad un part time involontario e privativo e che la gestione familiare imposta dal Covid ha penalizzato e continua a penalizzare, ancora di più”. Per la Cisl Fvg, dunque, evidentemente solo un incremento occupazionale consistente, concentrato sulla qualità e sulla stabilità, potrà garantire un’inversione di tendenza duratura”. Altrimenti il rischio sarà quello di un ulteriore frattura sulla tenuta complessiva del tessuto sociale, sempre più fragile e caratterizzato da un preoccupante ampliamento delle maglie della povertà e del disagio. “Se è vero – commenta ancora Monticco – che nel confronto con l’Italia nel suo complesso ed, in particolare, con le regioni del Mezzogiorno, il Friuli Venezia Giulia appare marginalmente colpito dalla povertà nella realtà quotidiana il benessere dei cittadini risulta sostanzialmente aggravato, tanto che oggi un semplice imprevisto come una spesa straordinaria, può mandare in tilt una famiglia, così come sono tantissimi i nuclei familiari che faticano ad arrivare già alla terza settimana, come rileviamo anche nei nostri sportelli. Senza contare che gli effetti della crisi sulle condizioni delle famiglie verranno avvertiti in misura sempre più intensa con il passare dei mesi.”.
Resta, poi, il nodo istruzione. Con l’indicatore concentrato soprattutto sugli elementi di partecipazione al sistema formativo, livelli di scolarizzazione e numero di laureati, il Friuli Venezia Giulia registra un segno più che positivo, puntando dritto a quota 120, ed attestandosi, assieme al Trentino Alto Adige, al primo posto su scala nazionale. “Il dato – commenta Monticco – certamente ci inorgoglisce, ma non possiamo escludere che a causa del particolare momento che stiamo attraversando anche in questo caso si potrebbero verificare delle ripercussioni che probabilmente si osserveranno nei prossimi trimestri”.
“Di fronte a questo quadro – conclude il segretario generale della Cisl Fvg – serve avviare e consolidare un confronto stabile e proficuo tra parti sociali, associazioni di categoria e Regione per arrivare alla definizione di un progetto d’insieme su industria, occupazione, scuola, misure per le famiglie, che guardi anche oltre all’emergenza del momento”.