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Le prime voci da Roma dopo il funerale del Papa. I ragazzi: «Felici di essere qui insieme»

Hanno vissuto il funerale di Papa Francesco da via della Conciliazione, immersi nella folla che da tutto il mondo si è radunata a Roma per rendere l’ultimo omaggio terreno al pontefice argentino. E ora, dopo una mattinata di intensa preghiera – e notevole impegno fisico – si dedicano a godere le bellezze della città di Roma, con stile giubilare. Alcuni dei giovanissimi pellegrini del Giubileo degli Adolescenti hanno però voluto lasciare ai microfoni di don Daniele Antonello, in diretta sull’emittente diocesana Radio Spazio, un loro pensiero sui funerali appena conclusi.

I ragazzi: «Un momento di fede che capita poche volte»

Letizia, dodicenne di Basaldella, ha vissuto con il suo gruppo le esequie di Papa Francesco da via della Conciliazione. «Per me è una delle prime esperienze fuori casa. È stato un evento bello, non è una cosa che si vive tutti i giorni. Essere qui con gli amici mi ha reso molto felice». Un misto tra gioia e tristezza per la giovanissima pellegrina. «I miei genitori erano d’accordo per farmi partecipare, nonostante l’esperienza brutta della morte del Papa». Ora, dopo la levataccia, un momento per godersi la città. «Nel pomeriggio faremo un giro per Roma», ammette, sdrammatizzando la tensione – e la stanchezza – della mattinata.

Dalla Parrocchia di Pavia di Udine interviene Giovanni, pellegrino di dodici anni, raggiunto mentre stava uscendo con il suo gruppo da via della Conciliazione. «Sto passando una bella esperienza con il gruppo diocesano. È vero che questa circostanza, la morte di Papa Francesco, ha cancellato diversi appuntamenti come la canonizzazione di Carlo Acutis. Ma nonostante questo sto vivendo un momento di fede importante, che capita poche volte nella vita. Questa Messa è stata importante per aver dato un ultimo saluto a Papa Francesco. Un Papa buono, che ha unito tutti. Io sono nato nell’anno in cui è diventato Papa».

Gli accompagnatori della Parrocchia udinese di Laipacco, invece, riferiscono che i ragazzi hanno seguito con attenzione le esequie. «Sono stati bravi», dicono. Per loro, nel pomeriggio, una calma visita in una Basilica di San Pietro alleggerita dalla tensione del funerale.

Seminaristi in piazza San Pietro. «Francesco ci ha insegnato ad accogliere la realtà»

«Cristianamente, il seme di muore e che dà la vita è segno di speranza» afferma Matteo Ranieri, seminarista friulano in servizio a Feletto Umberto e presente alle esequie del Papa in Piazza San Pietro. «Trovare in questa piazza tanti giovani, ma anche sacerdoti e consacrati è davvero significativo», spiega il giovane seminarista. «Ora il Giubileo degli adolescenti prosegue nella sua ordinarietà: ci sono piazze di Roma con animazione e momenti di gioia, tranne la festa prevista al Circo Massimo che è stata annullata. Abbiamo incontrato giovani dalla Spagna, da altre parti d’Europa, ovviamente dall’Italia: è bello riconoscersi in esperienze ecclesiali simili». Assieme a Ranieri c’è un altro seminarista, Francisco Garzon Medina, sudamericano di origine ma friulano di adozione, raggiunto mentre era ancora in Piazza San Pietro. «Grazie al Giubileo degli adolescenti tantissimi latinoamericani si sono riversati a Roma, a San Pietro, anche per salutare Papa Francesco. Una cosa che mi tengo stretto è uno dei suoi scritti programmatici, Evangelii Gaudium: “La realtà è superiore all’idea”. Accogliere la realtà è la prima cosa, ed è un elemento molto “sudamericano”. Lo stesso Bergoglio, quando era in Argentina, premeva molto su questo».

Giovanni Lesa

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