“Le sale da gioco in città e i casinò appena al di là del confine in terra slovena sono una realtà che deturpa il nostro paesaggio umano e morale. Lo ha affermato il vescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi
“Le sale da gioco in città e i casinò appena al di là del confine in terra slovena sono una realtà che deturpa il nostro paesaggio umano e morale e che va affrontata con determinazione civile e politica senza se e senza ma”. Lo ha affermato il vescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, in un passaggio dell’omelia alla messa per il patrono, San Giusto. Sottolineando che le dipendenze da gioco sono “in preoccupante crescita e si configurano ormai come una tragica emergenza umana, sociale e familiare”, mons. Crepaldi ha aggiunto che “troppo alti e distruttivi sono i costi per le persone e le famiglie. La Chiesa di Trieste, pur con le sue forze limitate, farà la sua parte anche in questa indispensabile opera di bonifica umana e civile. Ma c’è bisogno – ha concluso – di un soprassalto collettivo”.
Nel corso dell’omelia, mons. Crepaldi si è soffermato anche sul tema dei profughi e di un recente episodio che ha coinvolto la parrocchia di Aquilinia.
Le “falsità che sono state scritte e dette” sull’accoglienza di alcuni profughi in una parrocchia ad Aquilinia (Trieste) “sono solo espressione di un marcio con il quale la Chiesa di Trieste e il suo Vescovo non hanno niente da spartire”, ha detto mons. Crepaldi.
Il parroco della località di Aquilinia aveva denunciato nei giorni scorsi un danneggiamento alla propria vettura, collegando l’episodio a una polemica dopo la diffusione della notizia della decisione di ospitare pochi migranti nelle strutture parrocchiali. Alcuni abitanti avevano manifestato inoltre preoccupazione e hanno protestato con il prefetto sostenendo la pericolosità della presenza dei migranti in un edificio a poca distanza da una scuola elementare. Mons. Crepaldi ha sottolineato che la decisione “fu mia e resta tale, secondo i tempi e le modalità che sono stati concordati opportunamente con le Istituzioni. Con il parroco di Aquilinia e con il Direttore della Caritas, anche in un recentissimo incontro a tre, si è confermato inoltre di portare avanti questa doverosa esperienza con stile cristiano, convinti essere quello più consono al rispetto che si deve ai nostri fratelli e sorelle migranti: primo, operare nel silenzio, senza personalismi e senza l’utilizzo delle trombe mediatiche, perché il Signore ci sollecita a fare la carità in modo che la mano destra non sappia quello che fa la sinistra; secondo, tenersi a debita distanza da eventuali condizionamenti politici, perché la Chiesa deve rispondere solo al suo Signore; terzo, tenere sempre aperto il canale del dialogo con i componenti la comunità cristiana – ha precisato – soprattutto quando sorgono problemi pastorali”. Sulla questione migranti, infine, il vescovo ha citato l'”illuminante criterio offertoci recentissimamente dal Santo Padre Francesco” in tema di accoglienza, ribadendo che “non è umano chiudere le porte, non è umano chiudere il cuore e alla lunga questo si paga, si paga politicamente, come anche si paga politicamente una imprudenza nei calcoli e ricevere più di quelli che si possono integrare”.