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Le suore di Moggio Udinese: «La preghiera nella semplicità, l’eredità che Francesco ci lascia»

Dedicano la propria vita alla preghiera e alla spiritualità. Interamente. E questo, le nove consorelle clarisse sacramentine del Monastero di clausura “Santa Maria degli Angeli” di Moggio Udinese, continueranno a fare anche in questi giorni di lutto per la morte del Papa, nel silenzio e nella quiete. «Francesco ci ha lasciato una grande eredità – dice suor Maria Zavagno, la madre badessa del Monastero che sorge accanto all’Abbazia di Moggio, sul colle di Santo Spirito, raggiunta telefonicamente –, aiutandoci ad allargare lo sguardo alla realtà attuale caratterizzata da tanta sofferenza – pensiamo ai profughi e alle guerre –, da chi patisce per vari motivi. Ci ha insegnato a non giudicare, ma ad essere accoglienti facendosi carico – con cuore materno e misericordioso – della sofferenza di tanta umanità, ad andare ancor più in profondità come una madre che accoglie i figli in qualsiasi momento e li ama per quello che sono, per come sono. Ed è quanto Francesco ha sottolineato anche l’altro giorno nel messaggio di Pasqua – prosegue –: la preziosità della vita, in quanto dono del Signore, dal grembo materno alla vecchiaia. Preziosa in quanto esiste, non perché assume un valore nella società, non perché produce. Non esistono gli “scarti”, ma l’essere umano, prezioso di per sé. Concetti che il Papa ci ha sempre aiutato ad approfondire e a fare nostri».

In particolare, il ricordo di suor Maria va ai tanti gesti concreti del Santo Padre nei confronti delle sofferenze del mondo. «Ho ancora nel cuore l’immagine di una delle sue prime uscite in piazza San Pietro, quado ha fatto fermare la papamobile per abbracciare una persona disabile che ha scorto tra la folla di fedeli. È stata una grande emozione e da subito mi aveva colpito questa sua attenzione concreta al prossimo».

Suor Maria evidenzia inoltre come «lo Spirito Santo non sbagli mai e anche nel caso di Francesco, come accaduto con gli altri Papi, ci ha mandato la persona giusta al momento giusto, con i carismi che servivano per aiutare a comprendere che la Chiesa non è lontana dalla quotidianità e che la fede può essere vissuta nel concreto del percorso che ciascuno di noi è chiamato a compiere».

Francesco ci ha aiutato «a vivere la fede nelle piccole cose di ogni giorno, offrendo una direzione spirituale quotidiana anche nel mettere in evidenza le povertà dell’essere umano, spesso dando loro un nome preciso – dal chiacchiericcio alle invidie e gelosie – e indicando la strada per superarle, volgendo sempre lo sguardo a Gesù, attrverso la preghiera».

Un cammino preciso, aggiunge suor Maria, tracciato anche dal nome scelto dal Pontefice. «L’essersi ispirato a San Francesco lo ha accomunato al nostro carisma, alla nostra scelta di vivere in maniera appartata, nel silenzio, nella preghiera, nella povertà, nella semplicità e nella sobrietà, con solidarietà e partecipazione con le tante povertà del mondo».

E silenzio, preghiera e vicinanza spirituale “accompagneranno” da Moggio i funerali del Santo Padre. Le suore clarisse, in sintonia con la scelta di vita appartata, non seguiranno in televisione la celebrazione. «Io e le consorelle vivremo anche questa particolare prova per la Chiesa attraverso la preghiera, affidando al Signore l’anima di Papa Francesco».

Monika Pascolo

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