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Sempre con gli ultimi

Pubblicato su “la Vita Cattolica” nr. 27/2023

Il luogo sociale da dove guardiamo la realtà segna anche chi siamo noi. Non è la stessa descrizione che tracciamo, peraltro sempre parziale e provvisoria, se la osserviamo da una posizione socialmente “garantita”, da persone riuscite professionalmente, da cittadini con diritti riconosciuti o da impoveriti, da luoghi sociali periferici, da “assistiti” cronici, da sviluppi familiari fallimentari, da espulsi dal mondo del lavoro, dal precariato stagionale, da stranieri ospiti per tutta la vita in terra inospitale.

La Chiesa diocesana, tramite la Caritas, il Centro Missionario e l’Opera Betania, mette al centro della propria attenzione e dei servizi proprio gli ultimi, i marginali, i falliti, i fragili. E lo fa sia nel territorio della diocesi che con le Chiese sorelle del Sud del mondo. Lo fa per una chiamata evangelica ad essere accanto alle persone più fragili, a condividere la loro situazione esistenziale, culturale, sociale, economica. Il Signore ci dice che la conversione è un dono che ci viene elargito nel servizio ai poveri e per questo ci garantisce che saranno sempre con noi, per rinnovarci costantemente (Mt 26,11). Lo fa anche perché sulla realtà dei poveri si gioca la onorabilità di Dio e la sua paternità. Come fa un Padre a permettere che nella sua famiglia ci siano differenze così scandalose tra i suoi figli? Come si può credere che Dio è Padre di tutti se non lo si “vede realizzato” da nessuna parte? In questo la Comunità dei discepoli di Gesù diventa credibile proprio perché i figli/fratelli non solo hanno la stessa dignità, ma anche l’opportunità concreta di sedere alla stessa tavola della vita. L’accoglienza fraterna delle persone povere e impoverite sono la cartina di tornasole che evidenzia la salute e la malattia della comunità cristiana, come le politiche sociali rivelano la giustizia sostanziale o solo proclamata di una società civile.

Il servizio ai poveri e la loro partecipazione attiva alla vita della società e della Chiesa è il mandato ecclesiale e politico per tutti: discepoli e cittadini. La comunità ecclesiale è chiamata a farlo per missione, con lo stile di Gesù Cristo, mettendo al centro la persona nella sua dignità di figlio di Dio e di cittadino. La Chiesa non è alla ricerca di posizioni privilegiate ed espansive nel mondo dei servizi, ma è presente nelle comunità e sul territorio perché aumentano i poveri e le povertà, purtroppo. Lo evidenziano sia le accoglienze nei Centri di Ascolto: 12 su tutto il territorio diocesano; le domande di micro credito per non perdere la casa e continuare nell’autonomia lavorativa; la ricerca frustrante di case da parte di lavoratori non sempre precari e che pochissimi friulani offrono in affitto; le domande di entrare nell’elenco di assegnazione delle case popolari (ATER), condizionata da una ISEE di almeno 12.000 Euro; le mutevoli politiche di contrasto all’immigrazione che favoriscono di fatto la “irregolarità legale” di persone e famiglie. Queste non vengono “riconosciute come portatrici di diritti e doveri”, quindi, pur presenti, “ufficialmente non esistono” per la politica e le amministrazioni. E poi la crescente povertà educativa di bambini e ragazzi che abitano da orfani nella nostra società liquida e competitiva; la realtà delle carceri: autentica pattumiera della società dove si gettano stranieri con progetti migratori falliti, persone fragili con problemi psichici e giovani entrati nel labirinto delle dipendenze e dello spaccio.

La nostra Chiesa diocesana non si sottrae a questa missione di prossimità, condivisione e liberazione. Cerca di farlo con competenza, nello stile del dialogo con la società civile e le istituzioni. La Caritas, il Centro Missionario e Betania sono i suoi bracci operativi, anche se non gli unici. La pubblicazione dei bilanci segna il lavoro di un anno: per continuare a parlare ai poveri, alla società civile e alla comunità cristiana. Si può fare molto nel Volontariato organizzato e personale, ma anche sulla dichiarazione dei redditi con la semplice firma dell’8×1.000 per la Chiesa cattolica. La generosità di tanti donatori, l’impegno personale di tanti volontari nelle parrocchie, la professionalità degli operatori, i criteri evangelici nei Servizi Segno sono una manciata di quelle “vostre opere belle” di cui parla il Vangelo (Mt 5,16), che nascono e crescono esclusivamente per “lodare Dio” e servire i poveri. Così si alimenta la speranza che, come dice San Paolo: “Non delude” (Rom 5,5).

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