di Luca De Clara
Scuola, tempo di scelte
Pubblicato su “la Vita Cattolica” nr. 3/2023
Gennaio è tempo di scelte per le famiglie che devono iscrivere i figli ai vari ordini di scuola, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado. È momento dunque di riflessione sul presente e sul futuro: nessun genitore affronta infatti a cuor leggero un tale passaggio, magari consapevole di personali passaggi a vuoto, di percorsi scolastici non soddisfacenti. Oppure è semplicemente preso dall’ansia di non sbagliare, soprattutto per chi magari di figli ne ha solo uno e vorrebbe per lui tutto il meglio. Non sia mai che un’opzione non azzeccata a dieci o a tredici anni produca un fallimento esistenziale irreparabile!
Questa scelta oggi viene “caricata” culturalmente e socialmente – a mio parere – in maniera eccessiva. Soprattutto nella secondaria di secondo grado. E gli istituti scolastici non sono l’ultimo soggetto colpevole in questa vicenda, visto che oramai sembra che se una scuola non si presenta sul mercato con i numeri migliori e i biglietti da visita più accattivanti è condannata ad essere una scuola di serie B. E allora viva gli open-day, le presentazioni luccicanti delle varie attività (soprattutto alle superiori), l’acquisto di spazi pubblicitari sui media, le narrazioni di specializzazioni particolari, di progetti che arricchiscono l’offerta formativa, di corsi, recuperi e bla-bla-bla! È in atto da molti anni una vera e propria competizione per accaparrarsi quante più iscrizioni possibili, magari degli studenti “migliori”, quelli che dovrebbero garantire l’ulteriore prestigio della scuola.
Ma, chiediamocelo, tutto questo agitarsi giova allo studente e alla sua famiglia? Li aiuta davvero a trovare la propria strada e la propria dimensione? Non fa forse solo l’interesse dell’istituzione? E poi, sarà proprio vero che la scelta più importante della vita si fa a tredici anni? Io non credo.
Credo invece che a volte siano proprio gli errori, gli inciampi, sì, gli sbagli, a farti trovare veramente la tua strada. In troppi credono invece che siano i percorsi lineari, quelli predeterminati gli unici sicuri. Intendiamoci, non voglio minimizzare l’importanza della scelta della scuola superiore, riducendola ad un passaggio insignificante. Ritengo invece che si debba ridimensionare la pressione su una tale cesura, leggendo piuttosto gli elementi di continuità nella vita educativa di studenti e studentesse. E aiutandoli a vivere queste continuità come fatti normali. Altrimenti vivranno ogni passaggio esistenziale con troppa ansia e si lasceranno ingabbiare da quella mungitura prestazionale che oggi abbiamo caricato loro addosso.
Provo a suggerire timidamente qualche indicazione – sparsa e un po’ ironica, abbiate pazienza – su come approcciarsi all’evento della scelta (valgono sia per gli studenti che per i genitori):
1. Vedere le scuole prima di sceglierle oggi è importante, ed è importante che i genitori accompagnino i figli agli open-day. Ma lo facciano con discrezione, senza fare troppe domande. Nelle visite si concentrino invece sugli spazi, sui volti più che sui discorsi. Provino a percorrere i luoghi, a capire se è in quei corridoi e in quelle aule che vorrebbero vedere i propri figli crescere e imparare.
2. Le valutazioni oggettive delle scuole (tipo Eduscopio) saranno scientifiche ma non necessariamente faranno la felicità di chi le frequenterà. Teniamone conto, certo, ma non pretendiamo di costruirci sopra una casa.
3. Dovendo scegliere tra uno stage in classe e un open-day preferirei il primo, solitamente mette più facilmente a contatto con la realtà di una scuola.
4. Parliamo con gli studenti delle classi superiori, facciamolo informalmente: un buon consiglio, un parere da parte di chi è già dentro il sistema è cosa preziosa.
5. Chiediamoci quali sono le nostre passioni, i nostri talenti, le predisposizioni. E nel farlo facciamoci aiutare dalle persone che ci sono vicine e che ci conoscono un po’. Facciamoci delle domande: che cosa sono bravo a fare? Che cosa vorrei imparare a fare? Che cosa mi dà soddisfazione quando la faccio? Cosa vorrei dire al “me” di tra cinque anni e che cosa vorrei che mi dicesse lui? In quali spazi mi trovo bene, in quali ambienti mi sento tranquillo? Chi vorrei vicino?
6. Auguriamoci di finire in una classe variegata e multietnica, non in una bolla, ma in uno spicchio autentico di società: faremo meno difficoltà ad adattarci quando usciremo e la nostra formazione sarà stata più ricca.
7. Chiediamoci chi vogliamo essere domani, ma andiamo a scuola per essere oggi la versione migliore di noi stessi.
8. Le scuole perfette non esistono, né quelle che proteggono ragazzi e ragazze da tutti i mali della società e da tutte le difficoltà.
9. Cerchiamo una scuola che ci dia competenze, saperi, certo, ma soprattutto che ci spinga a pensare con la nostra testa.
10. Se sbaglieremo la scelta non facciamone un dramma: ricominciare, ripartire si può sempre, a tutte le età.
11. Non pensiamo troppo al fatto che una certa scuola prepari ad una certa futura professione: non è più così! Togliamocelo dalla testa, il mondo è cambiato e il rapporto tra formazione e professione è sempre più imperscrutabile.
Ai genitori: ascoltate i vostri figli, pensate che sono talmente diversi da voi da essere su un altro pianeta eppure hanno bisogno che voi non li giudichiate e vi chiedono solo di accompagnarli ancora per un tratto di strada.
Ai figli: mamma e papà non pensano che siate una loro fotocopia e vogliono solo vedervi felici. Ma perdonateli se a volte vedono in voi qualcosa che non esiste se non nella loro testa. Sbagliano anche loro, non sono mica supereroi!