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L'editoriale

L’eredità del pastore

In poche settimane la nostra Chiesa udinese vivrà il saluto a mons. Andrea Bruno Mazzocato e l’ingresso di mons. Riccardo Lamba. Si tratta per noi di un momento storico vissuto in diverse tappe, come un vero e proprio passaggio di testimone, che nella dimensione ecclesiale fa intravedere molto chiaramente il significato della successione apostolica che prosegue dopo duemila anni. Si tratta di leggere gli eventi che stiamo vivendo non tanto e non solo con gli occhi umani, ma con lo sguardo della fede, come anello nella catena che collega la Chiesa apostolica primitiva alla nostra comunità odierna, per portare avanti la richiesta del Signore risorto di “andare” e di “predicare” a tutto il mondo il messaggio del Vangelo (Mc 16,15). È in questo modo che possiamo vivere, non solo con sentimenti emotivi, il saluto a mons. Andrea Bruno, unito al ringraziamento per il suo ministero episcopale per questi quindici anni in mezzo a noi. Certamente la prima sensazione è quella di una pagina che si chiude, un sentire che, visto il rientro di mons. Andrea Bruno in terra trevigiana, assume anche i tratti del distacco. Umanamente per molti è comprensibile una tristezza, da vivere tuttavia nell’ottica della fede. Diventa bello fare nostre, quindi, le parole di Sant’Agostino, che si rivolge al Signore con la gratitudine di chi riconosce in una persona cara (e nei suoi carismi) prima di tutto un dono.

Essere Vescovo oggi non dev’essere facile, in una Chiesa spesso dipinta “al tramonto” e in una società in costante trasformazione. Di fatto, però, non lo è stato mai: i problemi ci sono sempre stati, i più diversi a seconda delle epoche storiche, semmai le risposte e le azioni oggi possono richiedere maggiore discernimento rispetto a tempi meno complessi. Il senso di riconoscenza che desideriamo esprimere a mons. Andrea Bruno, anche con lo speciale inserto di questo numero de La Vita Cattolica, vuole essere una chiara manifestazione di una Chiesa locale che avanza nel corso della storia attraverso la guida del suo pastore. Non vuole essere l’omaggio sdolcinato e incensatorio a un uomo, ma il fare memoria di una guida e un pastore che ha vissuto un tratto di strada con la “sua sposa”, certo, intercettando alcuni tratti significativi del suo ministero episcopale. In tutte queste pagine, che rimarranno una testimonianza indelebile per la nostra Chiesa locale, credo possiamo scorgere alcuni elementi comuni ai quali mons. Mazzocato ci ha abituato, rimanendo eredità anche per il nostro prossimo futuro: non avere fretta nel prendere decisioni, siano esse di natura ecclesiale o personale, tenere in considerazione tanti elementi, i più diversi, ritornare sempre ai fondamenti della fede, non accontentarsi della superficie e dell’immediatezza, affidarsi alla divina Provvidenza con fiducia e abbandono. A ben vedere è un’eredità di libertà interiore, che rifugge dal protagonismo fine a se stesso e porta a spendere la vita con la solidità della fede.

Caro mons. Andrea Bruno: immagino di esprimere da parte della grande famiglia dei media diocesani tutto il senso di gratitudine e riconoscenza per aver avuto un’attenzione speciale anche per noi. Il nostro impegno sarà quello di proseguire con entusiasmo il nostro lavoro di racconto del territorio friulano e della nostra Arcidiocesi. Ma soprattutto il nostro compito principale sarà di ricordarla nella preghiera insieme ai nostri cari lettori, affinché la sua vita possa continuare ad essere segno tangibile della continuità apostolica che ci unisce come Chiesa di Cristo, in ogni tempo e luogo.

don Daniele Antonello

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