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Friuli Orientale

L’esperto: «Vivere il Natisone in sicurezza si può»

Abbiamo tutti negli occhi l’immagine di tre ragazzi abbracciati, mentre intorno a loro l’acqua del fiume sale pericolosamente. Abbiamo tutti nella mente il ricordo della tragedia del Natisone, che, il 31 maggio del 2024 costò la vita a tre ventenni.

Perché quelle morti non siano avvenute invano, ma servano a prendere consapevolezza dei rischi dell’ambiente fluviale, i soggetti che hanno sottoscritto il Contratto di fiume Natisone (un accordo volontario di programmazione strategica per mettere in sicurezza, valorizzare e rilanciare l’ambito fluviale) hanno strutturato il progetto “Vivere il Natisone in sicurezza”.

«Si tratta di un percorso formativo di avvicinamento e conoscenza dell’ambiente del fiume, in particolare il Natisone, che viaggia su due binari paralleli: uno per la popolazione in generale e uno specifico per i ragazzi delle scuole secondarie di primo grado», spiega Andrea Mocchiutti di Wild Valley, tecnico soccorritore fluviale e grande esperto del Natisone, che guida e coordina il ciclo di incontri.

«Unendo la mia passione per il fiume e la mia conoscenza tecnica di monitoraggio di parametri di tipo biologico, fisico, misura di portata, ho proposto questo tipo di attività spinto proprio da quello che è successo l’anno scorso – prosegue –. L’obiettivo è riuscire a vedere il fiume come un amico, non come un nemico, ma sapendolo rispettare e, quando è il caso, evitare».

I consigli del soccorritore fluviale
Nel corso degli incontri saranno forniti molti consigli pratici. «Ad esempio, possiamo usare il radar meteorologico per sapere se c’è un temporale in corso nella parte alta del bacino del Natisone. Molte volte è capitato di trovarci a Cividale con un sole splendido, ma il livello dell’acqua del fiume cresce perché da qualche parte in Slovenia sta piovendo. Ci possono aiutare alcuni indizi, come il colore dell’acqua in primis, che passa da verde-azzurra a grigia, o la variazione idrometrica, semplicissima da monitorare: mentre siamo distesi in spiaggia o a fare un picnic basta lasciare anche un piccolo segnale, piantando un bastoncino all’altezza dell’acqua in quel momento. Se, mentre sono distratto con i miei amici, vedo che il bastoncino viene sommerso, significa che l’acqua sta salendo, allora dovrò prendere le precauzioni giuste e allontanarmi dal fiume».

Andrea Mocchiutti

In più, illustra l’esperto, «ci sono strumenti anche più sofisticati, tipo sensori che misurano l’altezza idrometrica costantemente, a Cividale e a Pulfero. I dati, messi a disposizione sul sito della Protezione civile, sono facilmente accessibili da qualsiasi telefonino». Altro elemento importante «è saper individuare lungo il fiume i punti in nei quali arrivano le piene. Solitamente il fiume ci lascia questi segni, cioè tronchi che ha trasportato nella piena precedente, oppure il livello degli alberi di grandi dimensioni. Anche le aree di erosione sulle sponde sono un segnale importante. L’erosione infatti arriva nel momento in cui l’acqua tocca quella zona».

Tanti segnali, dunque, «che un occhio neanche troppo attento, ma un minimo curioso, coglie per capire che si tratta o meno di una zona che durante le piene può essere invasa dall’acqua».
Altri preziosi consigli riguardano i comportamenti da tenere. «Per esempio imparare ad attraversare un fiume a piedi – chiarisce Mocchiutti –. È sempre meglio farlo soltanto dove l’acqua è bassa ed è poco veloce, preferendo il substrato sabbioso piuttosto che i ciottoli, che possono essere coperti da alghe. E possibilmente non attraversare da soli, ma tenendosi per mano o a braccetto. Nel farlo bisogna guardare a monte, per vedere in tempo se mi arriva addosso un ramo, se c’è qualche problema. Non bisogna mai dimenticare che quella del fiume è un’acqua in movimento. Sono cose che forse una volta i ragazzi di Premariacco, Cividale, Pulfero imparavano dai loro nonni, andando ogni giorno al fiume e che noi speriamo di divulgare», aggiunge.

 

Il progetto. Incontri per la popolazione in 12 comuni

Cominciano venerdì 14 marzo a Cividale – e poi si svolgeranno anche a Manzano, Pulfero, San Pietro al Natisone, Taipana, Premariacco, Chiopris-Viscone, San Giovanni al Natisone, Trivignano Udinese, San Leonardo, Drenchia e Grimacco fino al 14 aprile – gli incontri del progetto “Vivere il Natisone in sicurezza”. Promossa da Wild Valley e attuato dal Comune di Manzano, l’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza della sicurezza in ambiente fluviale e a promuovere un approccio responsabile al fiume. «Gli incontri sono aperti a tutti – spiega Andrea Mocchiutti –. Divulgare informazioni aiuta per prevenire incidenti e fornire un aiuto importante nel momento in cui dovesse succedere qualcosa. Nella formazione sono coinvolti tutti i Comuni che partecipano al Contratto di fiume e gli incontri saranno proprio dislocati lungo il percorso del fiume, per raggiungere l’intera comunità.

I temi saranno affrontati «con un approccio interattivo, con domande per capire il grado di conoscenza dei partecipanti – illustra Mocchiutti –. Poi insieme approfondiremo la conoscenza fisica, morfologica e idrologica per poi arrivare ai consigli pratici per la sicurezza. Affronteremo il tema dei soccorsi, dalla chiamata agli eventuali interventi. Anche una persona non esperta deve sempre ricordare che il fiume è un ambiente particolare, in movimento; bisogna essere molto rapidi, ma prudenti nelle decisioni pure quando si tratta di chiamare i soccorsi. Faremo inoltre una serie di incontri con i ragazzi delle medie (secondarie di primo grado) dei vari comuni, che saranno più coinvolgenti, perché andremo sul fiume a “toccare con mano” l’esperienza fluviale».

Servizi di Valentina Viviani

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