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L’ex direttore dell’ospedale di Tolmezzo: «La vera emergenza? Gli anziani soli»

«Se vogliamo che la gente della montagna abbia salute, dobbiamo essere bravi professionisti, conoscere le “terre alte”, essere credibili ed avere la capacità di interfacciarci con le linee di salute della Regione per assicurare le più efficaci risposte al paziente: direttamente quassù o dove si trovano i servizi di cui ha bisogno. Ovviamente, sempre accompagnandolo, questo paziente, non solo nel suo decorso clinico, ma anche quando rientra dall’ospedale». Così confida Loris D’Orlando, nelle prime ore di pensione, in un’intervista pubblicata sulla Vita Cattolica dell’11 dicembre 2024. Era il primario di Anestesia dell’ospedale di Tolmezzo, dov’era rientrato 20 anni fa, e di cui aveva la responsabilità anche come direttore.

L’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, è stato nei giorni scorsi a Tolmezzo per rassicurare il personale, i sindaci della montagna, la Chiesa attraverso il parroco di Tolmezzo, mons. Angelo Zanello, che questo presidio continuerà a mantenere tutta la sua dignità. E sicurezza. E anche D’Orlando dalle pagine di Vita Cattolica rassicura: «La Regione attraverso la sua programmazione ha sempre inteso di salvaguardare questo presidio di montagna, dove magari i numeri non sempre tornano per la scarsità della popolazione».

L’ospedale di Tolmezzo

Riguardo al punto nascita, D’Orlando afferma che esso «sarà monitorato non per controllare i numeri, ma perché il servizio sia assicurato nella migliore efficacia, dentro una rete di sicurezza per cui le nascite fattibili su Tolmezzo resteranno in questo ospedale, le altre, quelle un po’ delicate o problematiche, verranno garantite in centri più attrezzati».

In montagna, afferma ancora D’Orlando, «i problemi sono l’età avanzata, le cronicità, i tanti anziani che vivono da soli, la necessità di un’assistenza territoriale capillare per fare in modo che nessuno, proprio nessuno, resti abbandonato a se stesso. Ci sono anziani che non possono essere dimessi dall’ospedale, dopo il trattamento, perché non hanno nessuno a casa che li possa assistere. La parte acuta trova la risposta nell’ospedale. Sulla territorialità, invece, l’assistenza ha la necessita di dettagliare ulteriormente il suo percorso».

Quanto alla grande sfida della sanità territoriale il medico afferma che «di risorse ce ne sono. Importante è un governo della territorialità che oggi forse manca: un governo fatto di determinazione, di capacità decisionali. Altrimenti il territorio diventa un fiume che capta tanti soldi, ma riesce a produrre poco. Ci vogliono, insomma, professionisti che sappiano decidere. E abbiano la capacità di fare delle scelte al momento giusto».

L’intervista completa al dott. D’Orlando si può leggere sulla Vita Cattolica dell’11 dicembre 2024

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