«Sì» o «No» al referendum costituzionale del 4 dicembre. Ecco tre valori-guida che dovrebbero essere ben presenti in ognuno nella cabina elettorale ()
Ormai ci siamo, e finalmente! Domenica 4 dicembre si vota per il referendum costituzionale. Siamo chiamati alle urne ad esprimerci sul referendum costituzionale riguardo alle modifiche del titolo V della nostra carta fondamentale introdotte dal governo Renzi. Bicameralismo imperfetto, con il nuovo Senato delle Regioni, la diversa ripartizione dei poteri tra lo Stato centrale e gli enti regionali sono i temi più rilevanti di cui si è discusso, insieme a quello, rilevantissimo per il Friuli-Venezia Giulia, della specialità. Anche sulle pagine de «la Vita Cattolica», da settimane avete potuto leggere opinioni e approfondimenti ragionati per aiutarvi a scegliere. In una campagna referendaria molto urlata e condita da parecchi slogan, abbiamo cercato di offrirvi contributi di sostanza e speriamo di esserci riusciti in qualche misura.
Alla vigilia del voto non aggiungiamo ulteriori considerazioni sui temi del referendum. Vogliamo solo richiamare l’attenzione su alcuni valori che la dottrina sociale della Chiesa considera fondamentali per la buona organizzazione della vita civile.
Il primo è, naturalmente, il valore della libertà e della democrazia. È il bene più prezioso che siamo chiamati a difendere. Le minacce non mancano. Ai nostri confini non c’è un esercito invasore e non ci sono nemmeno golpe all’orizzonte. Le minacce alla libertà sono molto più subdole. Lo vediamo in questi giorni con i giudizi di diverse istituzioni internazionali e grandi giornali stranieri che, con prese di posizione esageratamente preoccupate sul versante economico e della stabilità politica dell’Italia, stanno di fatto cercando di condizionare il voto degli italiani. Non si può, inoltre, negare, che le pressioni imposte dalla crisi economica hanno indotto un certo clima nell’opinione pubblica, che considera il dibattito democratico tra tesi opposte come un peso, un costo improprio da tagliare.
Il secondo valore è quello della sussidiarietà. Nella visione cristiana lo Stato non sovrasta i cittadini, ma è al servizio della loro valorizzazione nella vita sociale. Quindi i corpi intermedi della società, sia quelli derivanti dal libero associarsi delle persone (sussidiarietà orizzontale), che quelli istituzionali rappresentativi di territori e delle tante identità presenti nella nostra Italia (sussidiarietà verticale), devono essere messi in grado dallo Stato di autorganizzarsi e di riuscire a rispondere autonomamente ai propri bisogni.
Terzo valore è quello della solidarietà. Bisogna trovare una architettura istituzionale che possa tenere insieme il Paese, senza lasciare spazio agli egoismi dei territori ricchi ma nemmeno lasciare le aree più arretrate in balia all’assistenzialismo.
Quale scelta, il «sì» o il «no» rispetta di più questi valori? A ciascuno la risposta.
Una risposta non facile, perché nella campagna referendaria si è spesso abusato della convinzione che «una bugia ripetuta più volte diventa una verità». Speriamo però che oggi, come nel dopoguerra, gli italiani sappiano fare la scelta giusta per il futuro del Paese.