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Bassa Friulana

Marano e Grado. Allarme granchio blu: «Grossi danni a molluschi e reti»

Alzarsi prima dell’alba, o, piuttosto, lavorare nel cuore della notte. Salire sulla barca, già attrezzata per l’uscita. Arrivare sul luogo della pesca. Calare le reti. Raccogliere il pesce per rivenderlo ai locali, ai privati, nei mercati.

Questo è sempre stato il duro lavoro di pescatore che nel tempo si è ovviamente arricchito di innovazioni tecniche e tecnologiche, ma che è rimasto sostanzialmente lo stesso da millenni.

Oggi però, nell’Alto Adriatico, il rito del calare e ritirare le reti è cambiato. E non per l’avvento della tecnologia, ma per la presenza di un “nemico” che si è diffuso a una velocità impressionante: il granchio blu. Originario dell’Oceano Atlantico, questo animale è arrivato nel Mediterraneo nel secolo scorso e da una decina d’anni ha letteralmente invaso il mare, soprattutto quello davanti a Emilia Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, tanto da motivare una richiesta di stato di calamità da parte della Regione. Istanza che pochi giorni fa è stata accolta dal Ministero dell’Agricoltura, che ha sottoscritto l’eccezionalità della situazione tramite un decreto che riguarda Grado, Marano Lagunare, Lignano Sabbiadoro, Aquileia, Terzo di Aquileia, San Giorgio di Nogaro, Torviscosa, Carlino, Precenicco, Latisana, Palazzolo dello Stella, Muzzana del Turgnano e la fascia di mare antistante i comuni di Lignano, Marano, Grado, Staranzano, Monfalcone.

«L’impatto del granchio blu sulla pesca, soprattutto sulla coltivazione dei molluschi, è devastante – sottolinea Achille Ghenda, responsabile del settore pesca di FedAgriPesca Fvg, nonché vice presidente della cooperativa pescatori San Vito di Marano Lagunare –. La quantità di questo crostaceo pescato lo scorso anno, rispetto al 2023 è raddoppiata. E anche in queste settimane già stiamo capendo che la situazione sta ancora peggiorando. A essere colpiti – aggiunge – sono soprattutto gli allevamenti di vongole veraci, ma anche quelli di cozze non sono immuni dagli attacchi del granchio blu. La produzione di questi molluschi è in picchiata. E anche sul resto della pesca non va meglio».

Un aspetto particolare riguarda i danni che il granchio blu provoca sulle stesse attrezzature dei pescatori. «In questo periodo peschiamo le seppie con una rete che si chiama tramaglio – spiega Ghenda –. La maglia di questa rete non è molto spessa. Così, se si incappa in un granchio blu, la rete viene rotta dalle sue potenti chele, così come si rompono i gusci dei molluschi. Considerando che un tramaglio di 25 metri costa più di 50 euro e che su ogni imbarcazione da pesca ce ne sono almeno 200, si può capire subito quanto sia costoso per il pescatore se si buttano le reti in un’area con numerosi granchi. Lo stesso succede per le reti-trappola». Purtroppo se un granchio entra in una di queste, la distrugge. Inoltre, è difficile prevedere dove si trovino questi animali. «Sono nuotatori, si spostano anche velocemente cercando cibo, o a seconda della temperatura e delle correnti».

La dichiarazione dello stato di calamità sulle nostre coste potrà aiutare? «Certamente è un riconoscimento significativo, a conferma che la Regione è sempre stata a fianco dei pescatori – conclude Ghenda –. Quello che mi sembra distante, invece, è il Commissario straordinario all’emergenza, con il quale non abbiamo avuto contatti e che non è intervenuto in Friuli-Venezia Giulia».

Valentina Viviani

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