“Un’estate, un autunno, di ansiosa attesa e, insieme, di intensa preparazione di una nuova Italia, dopo gli anni bui del fascismo”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ad Ampezzo per la commemorazione degli 80 anni della Repubblica autonoma nella Zona Libera della Carnia, ha ricordato il ruolo che nel 1944 ebbe la Resistenza che nella lotta partigiana scelse di agire prima che arrivassero gli alleati. “La Resistenza ricusava l’idea che il ruolo del movimento partigiano fosse, con azioni di guerriglia e di disturbo, esclusivamente di affiancamento all’offensiva delle truppe alleate”, ha sottolineato il capo dello Stato. “Un’ambizione necessaria, per ridare all’Italia il suo posto tra le nazioni civili”.
“L’Italia – ha proseguito Mattarella – è orgogliosa del percorso compiuto in questi quasi 80 anni dalla Liberazione. Con le contraddizioni e le sofferenze che accompagnano gli eventi bellici. E la vocazione di pace del nostro Paese è segno che tutto questo non è passato invano”. “Oggi la Repubblica, qui, in Friuli, riconosce in queste popolazioni, in Carnia, radici della nostra Costituzione, che alimentano la nostra vita democratica”.
Per il presidente della Repubblica, “la scelta politica di dare vita alle Repubbliche partigiane esprimeva una fase di maturità dell’esperienza della Resistenza con la anticipazione della futura esperienza democratica”. “Caratteristica del movimento partigiano era proprio la sollecitazione all’iniziativa e alla partecipazione dal basso, dopo due decenni di subalternità e passività popolare, frutto dell’applicazione del precetto fascista ‘credere, obbedire, combattere”.
Mattarella ha ripercorso poi gli eventi di quel 1944, “un anno carico di orrore, in Italia e in Europa. Il progressivo ritiro delle truppe naziste lasciava dietro di sé una drammatica scia di stragi. Ne sono testimonianza i villaggi dei nostri Appennini e delle nostre Alpi violati e incendiati, da Sant’Anna di Stazzema a Marzabotto, da Civitella Val di Chiana a Fivizzano. A Boves, alla Carnia. L’offensiva alleata martellava le città con bombardamenti dagli esiti spesso tragici, come quello che portò, a Milano, alla morte di 184 bambini, nella Scuola elementare Francesco Crispi di Gorla. Da Fossoli partivano i trasporti degli ebrei verso i campi di sterminio di Bergen Belsen e Auschwitz. Contemporaneamente prendeva forza il movimento di Resistenza al fascismo che, con il regime della Repubblica Sociale Italiana, era complice della ferocia nazista. Si affacciavano i primi embrioni di partecipazione politica e di aspirazioni democratiche. Ad Ampezzo, la Repubblica rende oggi onore a quanti hanno contribuito alla causa della libertà, animando l’esperienza delle ‘zone libere’, delle ‘Repubbliche partigiane’.
Mattarella ha poi ringraziato della presenza la medaglia d’oro Paola Del Tin, “Renata”, intervenuta alla celebrazione. “Vi è una serie di ricordi – ha sottolineato il Presidente – e di esperienze. Da Montefiorino all’Ossola, dall’Alto Monferrato alla Valsesia, alla Carnia, venne offerto l’esempio di genti che non si accontentavano di attendere l’arrivo delle truppe alleate ma intendevano sfidare a viso aperto il nazifascismo, dimostrando che questo non controllava nè città nè territori, mettendo a nudo quello che era: truppa di occupazione”. “Ecco perché la battaglia della Resistenza era una battaglia per l’indipendenza, oltre che per la libertà”.
“È con grande rispetto e profonda emozione – ha affermato il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, rivolgendosi a Mattarella – che ci ritroviamo oggi ad Ampezzo in occasione dell’80esimo anniversario della zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli. Una cerimonia resa ancora più solenne, signor Presidente, dalla sua volontà di rendere omaggio ad una pagina della storia che pur scritta in tempi di enorme dolore rappresenta per noi tutti un inestimabile patrimonio di memoria”. “La zona libera della Carnia – ha proseguito – fu infatti una straordinaria testimonianza di lotta per la democrazia, nel pieno di uno dei periodi più bui della nostra storia. Uomini e donne di questa terra seppero dare vita ad un’esperienza unica: un’autentica parentesi di libertà nel mezzo dell’occupazione nazifascista. Tra la primavera e l’autunno del 1944 la Carnia e l’Alto Friuli non furono solo teatro di scontri militari, ma un luogo dove la forza della comunità si manifestò nella difesa dei valori fondamentali di giustizia, solidarietà e democrazia”. “Ricordiamo oggi insieme – ha continuato Fedriga – il coraggio di quei civili che in un contesto di violenza e paura volevamo farsi carico di decisioni difficili che con grande sacrificio seppero dare corpo ad una nuova visione di libertà. La loro esperienza ci ha consegnato una libertà che non possiamo dimenticare”. Il Presidente del Fvg ha poi aggiunto che “la commemorazione di oggi non va letta esclusivamente come un puro e doveroso contributo al passato, ma anche come un richiamo al presente e un monito per il futuro”. Secondo Fedriga, “l’attuale contesto geopolitico, con i sanguinosi conflitti alle porte dell’Europa, ci impone di mantenere alta l’attenzione sui diritti e le libertà conquistati nel secolo breve. L’errore che non possiamo concederci è infatti darli per acquisiti. Al contrario, dobbiamo essere consapevoli di quanti valori che trovano la loro più alta espressione nella nostra Carta Costituzionale vadano tutelati e coltivati quotidianamente in ogni loro forma, pena il loro declassamento a vuote e, pertanto, sacrificabili enunciazioni di principio. Un compito gravoso al cui esperimento la nostra ricca storia può correre in soccorso”.