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Mazzocato al concerto in suo onore: «Bello rivedere tanti amici. Grazie di questo omaggio»

«È bello rivedere tanti amici!» È con un sorriso raggiante che mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo emerito di Udine, ha preso il microfono e si è rivolto al pubblico che ha gremito la Basilica della B.V. delle Grazie di Udine lo scorso sabato 14 settembre per l’esecuzione del Messiah, capolavoro di Haendel. «Non conosco l’inglese, ma seguivo sul libretto la traduzione in italiano – ha scherzato Mazzocato – e mi auguro che tutti quanti noi possiamo giungere al termine della nostra vita dicendo quell’Amen così bello come Haendel l’ha musicato. Infatti ho commissionato al Maestro il “bis” di quest’ultimo pezzo!».

Ha strappato più di qualche sorriso la verve di mons. Mazzocato, seduto accanto a mons. Lamba ad ascoltare le due ore di musica con al centro il Messia, Cristo. «È bello poter omaggiare mons. Mazzocato con un concerto così importante» ha affermato l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba. «È provvidenziale che alla fine siamo riusciti a recuperare questo evento proprio alla vigilia del giorno in cui la Chiesa propone un Vangelo così provocatorio, in cui Cristo si rivolge ai suoi discepoli chiedendo: “Chi dite che io sia?” La storia della salvezza cantata da Haendel trovi anche la nostra risposta: “tu sei il Messia!”».

A eseguire l’oratorio haendeliano l’orchestra “Lorenzo Da Ponte” di Asolo e il coro “Venice Monteverdi academy”, diretti dal Maestro Roberto Zarpellon, «Un amico di vecchia data, dai tempi del mio episcopato a Treviso», ha ricordato Mazzocato. Tra le seicento persone presenti, anche diverse autorità: dal sindaco di Udine Alberto Felice De Toni al Magnifico Rettore dell’ateneo friulano Roberto Pinton, dall’assessore regionale Riccardo Riccardi a diverse autorità militari di Carabinieri, Aeronautica, Polizia locale e Brigata alpina Julia, oltre agli sponsor dell’iniziativa, ringraziati da mons. Guido Genero, vicario generale dell’Arcidiocesi, all’inizio della serata «per il loro sostegno e la vicinanza ai nostri Arcivescovi».

Giovanni Lesa

 

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