Viene definito come un “organo in più”, ma anche “amico dell’intestino” capace di influenzare in maniera radicale il benessere e il funzionamento del sistema immunitario. È il microbiota intestinale, «una comunità di miliardi di microrganismi, principalmente batteri, che vivono nel nostro intestino», come evidenzia Davide Capraro, dietista libero professionista (ha studio a Udine e Gemona del Friuli e tutte le informazioni si possono trovare sui suoi social), laureato in Scienze e tecnologie alimentari che, di recente, ha parlato di questo «affascinante mondo invisibile» nel corso di un incontro promosso dall’Associazione “Radici” a Mereto di Tomba.
Dottor Capraro, perché questo organo è così importante per le nostre difese?
«Sostanzialmente agisce come una barriera proteggendoci da microrganismi potenzialmente pericolosi, ma non solo; “dialoga” continuamente con il nostro sistema immunitario e cerca di educarlo a rispondere in modo adeguato e a distinguere tra ciò che è innocuo e ciò che invece può essere una minaccia. Inoltre, produce sostanze benefiche che nutrono le cellule intestinali, contribuendo a mantenere l’integrità della parete intestinale, elemento cruciale per evitare proprio che sostanze dannose entrino nel nostro organismo».
Negli ultimi anni se ne sente molto parlare. Il motivo di questo grande interesse?
«Dico sempre che è stato aperto il vaso di Pandora, perché c’è tutto un mondo da scoprire analizzando il microbiota. Nuove tecnologie, come il sequenziamento del Dna, ci permettono di analizzare in modo dettagliato la sua composizione e di capire come influenza la salute. E nuovi studi ci stanno rivelando che questo organo non è coinvolto solo nella digestione, ma ha un impatto sul metabolismo, sul controllo del peso, persino sulla salute mentale. E poi nella prevenzione e, purtroppo, anche nello scatenare malattie autoimmuni, oppure diabete, malattie croniche. Inoltre, grazie al crescente interesse sul suo potenziale, si stanno studiando interventi specifici come il suo trapianto, proprio per curare alcune patologie».
Se resta in equilibrio, possiamo dire nel dettaglio cosa fa di buono per noi?
«Ci aiuta a digerire ciò che non riusciamo a scomporre, come alcune fibre alimentari, o ad assorbire meglio alcuni micronutrienti. Attraverso questo processo produce pure sostanze utili a se stesso, per il suo nutrimento e per quello dell’intestino, Inoltre, produce vitamine essenziali, come la K e altre del gruppo B. Influenza l’assorbimento dei nutrienti e il metabolismo energetico delle cellule, sia dello stesso microbiota che altre. Alcuni batteri, che potremmo definire “amici”, aiutano addirittura a mantenere un peso sano. Altra funzione molto importante è la protezione dai patogeni che possono infestare lo spazio intestinale e provocare infezioni. E poi la regolazione del sistema immunitario, stimolando le nostre difese, innate e adattative. Un equilibrio fondamentale per prevenire sia le infezioni che le reazioni eccessive, come quelle che avvengono nelle malattie autoimmuni o nelle allergie. Un microbiota equilibrato mantiene bassi i livelli di infiammazione del corpo e contribuisce a prevenire patologie croniche come diabete, obesità, malattie cardiovascolari e persino alcuni tipi di tumore. E ha un’influenza pure su organi e sistemi lontani dall’intestino».
In questo caso, come “dialoga” con ciò che non gli è vicino?
«Grazie alla sua capacità di produrre molecole segnale; come ho accennato prima, attraverso l’asse intestino-cervello il microbiota può influire sul nostro umore e benessere mentale. Tant’è che i batteri intestinali producono serotonina, l’ormone del benessere, e lo rilasciano nel circolo sanguigno. Alcuni studi suggeriscono un collegamento con ansia, depressione, capacità cognitive. Si dice spesso che l’intestino è il nostro secondo cervello, ed è vero…»…
L’intervista completa a firma di Monika Pascolo è pubblicata sul numero di mercoledì 11 dicembre de “la Vita Cattolica”.