È stata una scoperta inattesa e sorprendente quella emersa durante i lavori di restauro e recupero degli affreschi di San Donato in Valle, la suggestiva chiesa che – solitaria – è collocata in mezzo alla campagna, poco fuori l’abitato cittadino di Moimacco. Qui il 19 agosto era infatti stato avviato un restauro degli affreschi (finanziato dalla Regione) in ragione di un significativo problema di umidità che li stava compromettendo irrimediabilmente. «Durante i lavori – ha spiegato nel corso di un incontro pubblico voluto dalla Parrocchia, Stefano Tracanelli, curatore del restauro – indagando sui margini inferiori dei brani pittorici, abbiamo constatato che i dipinti proseguivano all’interno della muratura di tamponamento delle antiche arcature che costituivano il margine esterno delle due absidi laterali della chiesa romanica». Insomma, per secoli la chiesetta ha custodito all’insaputa di tutti un patrimonio artistico ben più ampio di quello immainato. È ora però necessario fare un passo indietro.
Una storia antica
Diversi documenti testimoniano che la chiesa (che la leggenda vuole sia stata innalzata nel luogo in cui, durante un’aratura, si rinvenne il cranio del martire Donato) già nel quindicesimo secolo era sede di un eremitorio. L’esecuzione di lavori nel 1633 è poi testimoniata da un’iscrizione nella parete sud del presbiterio, sotto il cornicione. Le vicende tumultuose del Novecento vollero però che durante la Prima guerra mondiale la chiesa venisse utilizzata come deposito militare di esplosivi. Al termine del conflitto venne però restaurata e, nel 1926, riaperta al culto. Un nuovo restauro venne eseguito per porre rimedio ai danni causati dal terremoto del 1976, e proprio durante tali lavori vennero messi in luce due brani di affresco raffiguranti Caino e Abele sulla parete est dell’aula, accanto all’arco trionfale. Entrambi sono raffigurati nell’atto di sacrificare qualcosa a Dio: Caino, agricoltore, porge un covone di grano mentre Abele, allevatore, sostiene un agnello del suo gregge.
Purtroppo, questi due lacerti sono gli unici superstiti dell’antica decorazione della chiesa, delimitati da una fascia rossa e più in alto da una fascia decorativa fitomorfa.
La scoperta
Gli affreschi, in basso, seguono l’andamento di due arcate a tutto sesto tamponate, ancor oggi visibili nella muratura accanto all’arco trionfale. Questi archi tamponati suggeriscono l’originaria struttura del presbiterio, costituito da tre absidi semicircolari, con la maggiore al centro. È proprio qui che l’intervento ha fatto emergere la scoperta. «Il restauro – ha infatti spiegato Tracanelli – prevede il recupero dei frammenti di affreschi duecenteschi raffiguranti i figli dei progenitori Caino e Abele. L’intervento ha previsto la pulitura dei depositi superficiali e delle alterazioni cromatiche, il consolidamento delle instabilità strutturali degli strati preparatori dei dipinti e la stuccatura delle lacune e conseguente ritocco pittorico. Durante i lavori si è potuto constatare che i dipinti proseguivano all’interno della muratura di tamponamento delle antiche arcature che costituivano il margine esterno delle due absidi laterali della chiesa romanica. Tale chiusura appartiene alla ristrutturazione seicentesca della chiesa. Si è potuto mettere in luce la decorazione fitomorfa dell’intradosso dell’arco, in perfetta continuità materiale e stilistica con i brani pittorici già in luce. La scoperta assume un’importanza straordinaria dal punto di vista artistico ed archeologico per comprendere la vicenda di questo sito e le successive trasformazioni architettoniche subite nel corso dei secoli. Il restauro in corso tenderà a rifunzionalizzare l’assetto medievale della chiesa, in cui gli affreschi avranno un ruolo preminente e significativo».
Un nuovo capitolo
L’incontro – tenutosi a Moimacco il 18 ottobre – è stato anche propedeutico alla presentazione di un nuovo progetto di intervento conservativo che vuole interessare la chiesa e per il quale la Parrocchia di Moimacco sta cercando ulteriori fondi in quanto proprio il restauro (che dovrebbe concludersi il 31 ottobre) ha, purtroppo, ulteriormente evidenziato i gravi problemi di infiltrazione e umidità che da anni ormai affliggono l’edificio e impongono di trovare una soluzione definitiva.
«Le scoperte che ci ha regalato la chiesa di san Donato sono già ora sensazionali – ha evidenziato il sindaco di Moimacco, Enrico Basaldella –. Ma ci parlano di un racconto che è appena cominciato e che ci promette ancora molti altri capitoli avvincenti, testimoniando l’incredibile ricchezza storica, culturale ed artistica del territorio in cui ci troviamo».
Anna Piuzzi