Domenica 11 agosto, nell’Abbazia di Moggio Udinese si è celebrata, come ogni anno, la Messa in onore di Santa Chiara. Oltre a numerosi fedeli, la Messa in Abbazia è stata arricchita dalla presenza di un folto gruppo di pellegrini che hanno camminato tutta la notte da Gemona del Friuli a Moggio, nella notte di Santa Chiara. Presente alla Messa anche l’arcivescovo di Udine mons. Riccardo Lamba, che ha presieduto la celebrazione, accanto a lui due sacerdoti coadiuvati da due diaconi.
Sotto le stelle un centinaio di pellegrini
Il pellegrinaggio notturno e la Santa Messa sono stati momenti di grande intensità spirituale: guidati dal guardiano di Sant’Antonio a Gemona, padre Giambattista Ronconi, circa un centinaio di pellegrini provenienti da ogni parte del Friuli hanno vissuto un’esperienza profonda e significativa.
Durante la celebrazione, erano presenti anche le monache Clarisse dell’attiguo monastero di Santa Maria degli Angeli, che hanno animato la liturgia con voci che hanno reso il momento particolarmente unico e sacro.
Le parole di mons. Riccardo Lamba
Nella Sua omelia mons. Lamba si è soffermato sul Vangelo allorquando Gesù, nel contesto dell’ultima cena, si congeda dai suoi apostoli e richiama un’immagine particolarmente significativa: quella della vite e dei tralci uniti a essa. Questo segno è utilizzato per spiegare «il nuovo e profondo rapporto che ci sarà d’ora in poi tra lui e i suoi discepoli», come ha ricordato l’Arcivescovo. «Sebbene Gesù abbia frequentemente impiegato immagini per illustrare il regno di Dio, questa in particolare si distingue per la sua unicità e dinamicità. Con l’immagine della vite e dei tralci, infatti, Gesù desidera offrire una rappresentazione vivida e concreta del legame che deve esistere tra lui e i suoi discepoli».
Due sono gli aspetti toccati dall’Arcivescovo: la Parola di Dio e l’Eucaristia. «La Parola di Dio è al centro dell’insegnamento di Gesù che utilizza l’immagine della vite e dei tralci per spiegare il legame vitale tra lui e i suoi seguaci. Come i tralci non possono vivere senza la vite, così i discepoli non possono testimoniare senza la Parola di Dio che li guida e li nutre. L’Arcivescovo ha sottolineato che la Parola di Dio non solo alimenta la vita spirituale dei singoli, ma crea anche un’unità tra i discepoli, simile alla connessione tra tralci contigui».
Mons. Lamba ha poi proseguito affermando che «L’Eucaristia, dal canto suo, rappresenta l’altra dimensione cruciale di questo rapporto. Attraverso l’Eucaristia, i fedeli entrano in comunione diretta con la persona di Gesù, come evidenziato dal suo comando: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete e bevete, questo è il mio sangue”». L’Arcivescovo ha evidenziato come l’Eucaristia non solo fortifichi il legame personale con Cristo, ma anche rafforzi il legame tra i discepoli, rendendo viva e fruttuosa la Chiesa.
Santa Chiara «ci aiuti ad accrescere il rapporto con Cristo»
L’esempio di Santa Chiara, che seguì San Francesco, dimostra come la Parola di Dio e l’Eucaristia possano formare la vita della Chiesa. «Santa Chiara, con la sua vita riservata e dedicata, incarnò questa unione vitale e serve da esempio per il continuo nutrimento della Chiesa attraverso la Parola e l’Eucaristia». L’Arcivescovo ha esortato i fedeli a «chiedere per sua intercessione che il nostro rapporto con Cristo cresca e diventi una testimonianza viva per gli altri, proprio come avvenne con la Santa di Assisi».
Bruno Temil
Le foto del pellegrinaggio