L’Epifania a Cividale è un evento unico. Ricco di suggestione, storia, folclore che si mescola con la liturgia. Ed è pur sempre la solennità della manifestazione del Signore ai popoli: in duomo si celebra la Messa – quella “dello Spadone” – ricca di suggestioni. E di gente: molti faticano a trovare posto, in fondo al grande duomo ducale molte persone sostano in piedi. Una liturgia arricchita, quest’anno, dalla presenza dell’arcivescovo mons. Riccardo Lamba, che ha voluto celebrare la sua prima Epifania in Friuli proprio nella città ducale. Accanto a lui, a concelebrare, l’arciprete mons. Livio Carlino e don Nicola Degano. Presenti anche alcuni canonici dell’Insigne collegiata di Cividale, mons. Loris Della Pietra, mons. Gianni Molinari e mons. Adriano Cepparo. Sui banchi, numerose autorità.
Nel cuore della celebrazione il diacono – Fiorino Miani -, indosso l’elmo piumato, ha imbracciato lo spadone del patriarca Marquardo di Randeck e, con l’evangeliario quattrocentesco nell’altra mano, ha librato la lama per tre volte dal presbiterio, rivolto all’assemblea. Rivive così l’antico rito, in un connubio tra sacro e civile.
L’Arcivescovo: «Dopo l’incontro con Cristo nulla è più come prima»
Nella sua omelia mons. Riccardo Lamba è andato al cuore della liturgia di questi ultimi scampoli del Tempo di Natale: l’Epifania e il Battesimo di Gesù (che la Chiesa celebrerà domenica prossima). Due diverse manifestazioni del Signore. «Che cosa hanno in comune queste due feste, al di là dei possibili arricchimenti che alcune tradizioni popolari possono aver portato?», ha chiesto l’Arcivescovo. «Esse ci portano sempre ancora all’evento fondativo della nostra fede: Dio si è fatto uomo per amore nostro e per la nostra salvezza. Nulla può essere più come prima!».
«Da quella casa di Betlemme – ha proseguito mons. Lamba – , dal fiume Giordano, dai villaggi della Galilea e della Giudea, dal Calvario, dal Cenacolo, dal monte dell’Ascensione, molti dopo averlo incontrato (bambino, giovane adulto, umiliato e crocifisso, risorto) sono ripartiti trasformati dal suo Amore, indipendentemente dalla cultura, dalla nazione, dalla razza, dall’etnia, dalla tradizione religiosa».
Guardando alle centinaia di persone presenti, l’Arcivescovo ha poi concluso con un pensiero rivolto a ognuna di loro. «Anche noi, venuti qui oggi per tanti motivi (fede, tradizione, curiosità) abbiamo un’occasione bella di ripartire, come i Magi, trasformati dall’Amore di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il nostro Salvatore, dopo esserci nutriti della Sua Parola e del Suo Corpo e del Suo Sangue, per essere testimoni di Gioia e di Speranza».
Il cammino giubilare da Cividale a Castelmonte
Al termine della celebrazione, le parole dell’arciprete mons. Livio Carlino «Come vedete – ha affermato – in questo anno giubilare il Duomo è arricchito da sculture del maestro Celiberti. Ringrazio la Pro Loco Nediške doline che propone un pellegrinaggio dal duomo di Cividale alla chiesa giubilare di Castelmonte. Grazie per la valorizzazione del patrimonio religioso e culturale».
Giovanni Lesa
Foto di Simone Clavora