«Mi sento collaboratore della vostra gioia». Così l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba rivolgendosi ai sacerdoti del presbiterio diocesano, riuniti nella mattinata di giovedì 16 maggio in seminario a Casellerio per l’assemblea convocata dallo stesso Arcivscovo, un incontro fraterno all’inizio del suo ministero episcopale.
«Nella Chiesa c’è bisogno di gioia»
Dopo la preghiera, l’incontro è stato aperto dallo mons. Lamba con l’ormai consueto e sorridente «Mandi!». L’Arcivescovo ha poi commentato il brano del Vangelo di Giovanni che la liturgia ha proposto nel giorno del suo ingresso nella Chiesa udinese, lo scorso 5 maggio, nel quale Gesù stesso esorta ad ascoltarlo per giungere alla «gioia piena». «C’è bisogno di portare gioia nella Chiesa e nell’umanità», ha detto mons. Lamba. «Nella Chiesa proponiamo una molteplicità di incontri, ma abbiamo grande difficoltà a vivere relazioni profonde con qualcuno, con difficoltà a sperimentare la gioia. In questo modo anche nella nostra Chiesa si insinua una certa tristezza. Però il Vangelo è un annuncio di gioia! Ricordiamo cosa dice il profeta Neemia nell’Antico Testamento, un versetto con cui concludiamo spesso la Messa: “La gioia del Signore è la vostra forza”: il nostro è il Dio della gioia piena e definitiva».
Nell’assemblea con i preti, mons. Lamba si è soffermato sui suoi primi incontri in terra friulana. «Già visitando alcune comunità – ha raccontato -, ho visitato luoghi di acccoglienza e sofferenza: mi sto rendendo conto con quanta fede state vivendo il vostro ministero. Quali sono – ha chiesto – gli atteggiamenti che percepite come costitutivi del ministero oggi? Quali siamo chiamati a coltivare?»
Con i preti: presenza, vicinanza, trasparenza
Il Vescovo ha poi sottolineato alcune parole che vuole fin da subito porre a fondamento del suo episcopato. O quantomeno del suo rapporto con i sacerdoti: «La prima parola è presenza: lì dove il Signore ci ha chiamato. È una delle cose che mi hanno sempre detto: tu sei sempre presente, la tua porta è sempre aperta. Credo che le nostre porte dovrebbero essere sempre aperte. Anche io – ha annunciato – cercherò di essere presente così come potrò. “Essere presenza” nel momento giusto e nel modo giusto».
Poi una seconda parola-chiave. «Vicinanza come stile di vita che non può essere preconfezionato. Per essere davvero vicini serve capacità di ascolto. Cercherò di farlo, adattandomi a ciascuno di voi e provando a mettermi nei panni di ciascuno».
Infine, la terza parola è «Trasparenza. Nell’incontro fra di noi e con i laici – ha spiegato ai sacerdoti – dovrebbe esserci trasparenza per incontrare l’amore di Dio». Citando il Concilio Vaticano II, mons. Lamba ha ricordato ai preti che «Siamo chiamati a essere sacramento, segno e strumento di Dio attraverso una relazione sempre più viva con il Signore. E, di conseguenza, con gli altri. Questo sarà possibile se ognuno di noi saprà fare la sua parte».
«Dove sono andato, ho imparato. Ci provo»
Un pastore prossimo, vicino e trasparente, che in conclusione ha promesso: «Ce la metterò tutta. Dove vado, mi pianto, metto radici e ci sto; dovunque sono andato ho imparato tanto. Ci provo».
La mattinata è poi proseguita con una breve presentazione delle otto foranie, curata dagli altrettanti Vicari foranei. Alcuni interventi di singoli presbiteri hanno concluso la mattinata.