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Musiche andine con La Chimera nel ricordo di don de Roja

Saranno l’ensemble La Chimera e il Coro del Friuli Venezia Giulia, assieme al Coro dell’Istituto Comprensivo di Tavagnacco, i protagonisti del Concerto dell’Immacolata che, come ormai avviene da quasi trent’anni, l’Associazione Amici di don Emilio de Roja offrirà alla città di Udine, domenica 8 dicembre, alle 20.45, nella Cattedrale, con ingresso libero.

Inserito nell’ambito del festival Nativitas a cura dell’Usci, il concerto è intitolato “Misa de Indios”. Il programma è una sorta di “Messa indigena” con musiche dell’altipiano andino (Perù, Bolivia, Cile), dall’epoca delle culture precolombiane – tramite brani antichi recuperati da manoscritti anonimi – per arrivare alle musiche dell’epoca coloniale fino a quelle dei nostri giorni e concludere con la “Misa Criolla” di Ariel Ramirez (1921-2010), composizione resa celebre dalle interpretazioni di tenori quali Josè Carreras e Placido Domingo, nella quale il compositore, si legge nella presentazione del programma, «ha saputo conciliare il fervore religioso con l’elemento folklorico», rendendo quest’opera «un vero inno alla vita, che va oltre le razze e i “credo”».

A ideare il programma sono stati Eduardo Egüez e Louis Rigou, fondatori de La Chimera. È questo un ensemble barocco composto da musicisti argentini scappati negli anni settanta/ottanta dalla dittatura militare e giunti in Europa per potersi esprimere liberamente nella musica. Il gruppo è capace di far comunicare sonorità antiche e moderne. Ma non si occupa solo di musica: raccoglie fondi per cause umanitarie, sociali e sanitarie e soprattutto promuove il progetto “Pequenas huellas”, fondato a Cuba nel 2004, ora attualmente con sede a Torino, che avvicina alla musica bambini e ragazzi provenienti da ogni continente e stato sociale. La direzione è affidata a Egüez, autore anche degli arrangiamenti e di uno dei brani in programma. Voci soliste saranno il basso Louis Rigou (anche ai flauti andini) e il soprano Barbara Kusa.

Non un semplice concerto

La collaborazione tra La Chimera e il Coro del Friuli Venezia Giulia è nata per caso nel lontano 2012. Ne è nata un’amicizia con la condivisione di repertori originali, concerti tenuti in Italia ed Europa, da Torino a Roma, da Innsbruck a Parigi. Quello dell’8 dicembre, quindi, afferma il direttore del Coro del Friuli Venezia Giulia, Cristiano Dell’Oste, «non sarà un semplice concerto, ma un viaggio nella condivisione, in perfetta linea con la “mission” degli Amici di don de Roja e di Casa dell’Immacolata».

Scopo della serata, infatti, spiega Silvano Tavano, segretario degli “Amici”, è proprio «ricordare don Emilio, la sua attività e Casa dell’Immacolata dove attualmente è ospitata una sessantina di ragazzi minorenni provenienti dalle regioni più martoriate della terra. Ricordo che qui questi ragazzi vengono scolarizzati ed imparano anche un mestiere per essere poi avviati al lavoro».

Il libello su don Emilio all’Arcivescovo

Proprio nel segno della promozione della memoria del “prete degli ultimi”, “il don Bosco del Friuli”, fondatore di Casa dell’Immacolata, l’associazione “Amici di don Emilio” sabato 7 dicembre, presso Casa dell’Immacolata, in via Chisimaio, 30 a Udine, alle 17.45, assieme alla Fondazione Casa dell’Immacolata e all’Associazione Partigiani Osoppo consegnerà formalmente all’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, il libello e un estratto della ponderosa documentazione di testimonianze e affetto sulla figura di don Emilio raccolta in questi anni. «Per tutti coloro che hanno conosciuto don Emilio – afferma il presidente degli “Amici”, Daniele Cortolezzis – è un momento particolarmente significativo: si conclude una lunga attività di ricerca delle testimonianze e delle evidenze che giustificano la nostra richiesta che anche la Chiesa che sta in Friuli riconosca la profonda ispirazione religiosa che ha spinto don Emilio nella sua opera di evangelizzazione e promozione umana, dono dello spirito alla comunità diocesana. La nostra speranza di portare a compimento quest’opera è nata dall’amore delle e dei molti che hanno conosciuto don Emilio e che sono stati beneficiati dalle sue iniziative. Dalla loro determinazione è nata la nostra, di perseguire, pur tra alcune difficoltà e incomprensioni (non molte a dire il vero, seppur significative) il percorso che oggi si conclude nella sua fase preliminare per porgere all’Arcivescovo il compito di valutare la consistenza delle nostre valutazioni». Ricordando come l’associazione, per far fronte al ricambio generazionale, sia impegnata a rafforzare la propria base associativa, Cortolezzis invita udinesi e friulani «ad unirci a noi nella perpetuazione della memoria di don Emilio e nel sostegno alle sue opere».

Stefano Damiani

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