Sono trascorsi già 6 anni dalla Tempesta Vaia e dalla sua devastazione in località San Martino ad Ovaro. La memoria di quel fango, dei detriti, degli alberi schiantati, del sito archeologico coperto di limo è ancora ben presente. «Tememmo parecchio – ammette il sindaco Lino Not – per i resti di quella che è una delle più grandi basiliche paleocristiane d’Italia». Mercoledì prossimo, 10 luglio, la comunità si riunirà nella chiesa di San Martino per inaugurare gli impegnativi restauri che sono continuati per tutto questo tempo. Restauri che saranno visitabili, con la guida incaricata dal Comune, ogni fine settimana dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18, sino al prossimo settembre; grazie a una borsa lavoro giovani.
«È stata un’opera impegnativa perché abbiamo dovuto liberare il sito dalla melma che aveva invaso ogni anfratto, portata dall’esondazione del torrente Degano – ricorda il sindaco –. Non dimentichiamo che in quella circostanza furono invase anche delle abitazioni, oltre alla chiesa e all’area archeologica».
Come evidenzia il parroco, mons. Gianni Pellarini, nella chiesa di San Martino è tornato all’antico splendore il fonte battesimale.
Mons. Pellarini evidenzia, tra l’altro, che sotto al pavimento della chiesa si è scoperta una vasca battesimale che costituiva l’elemento più importante dell’insieme. La forma esagonale rimanda chiaramente all’ambito culturale aquileiese. La vasca era posta al centro di un edificio di forma poligonale, in modo da permettere, durante le cerimonie, di compiere la processione rituale intorno al fonte, che secondo l’antica liturgia aquileiese veniva ripetuta almeno sette volte. All’edificio battesimale era collegata una grandiosa basilica i cui resti si trovano sul prato e che gli scavi hanno posto in luce ormai interamente. Era costituita da una grande aula rettangolare, dotata di banco presbiteriale, ovvero di sedile per il clero.
L’insieme della chiesa e del battistero ricopriva un’area di circa 450 metri quadrati, che ne fa uno dei più grandiosi complessi battesimali rurali rinvenuti sino ad oggi in Italia.
A completamento del restauro sono stati rifatti gli impianti di illuminazione e pure l’areazione. Si è messa mano – rigeneratrice – pure alla pavimentazione e alle pareti. Operazioni molto delicate, coordinate dalla Soprintendenza, e avvenute con il sostegno della Parrocchia, del Comune, della Regione (a partire da un fondo di 250 mila euro che è stato incrementato da donazioni). E non è ancora finita. «Affideremo presto l’incarico per la progettazione della sistemazione complessiva dell’area esterna – anticipa il sindaco Not – con cui si arricchirà il sito con piante e con elementi di arredo urbano così da renderla più gradevole, nonché con un parcheggio». Intanto Ovaro si appresta a festeggiare un altro interessante investimento. Il 5 luglio, a Cludinico sarà inaugurato il nuovo allestimento del museo dell’ex Miniera di carbone. Alle ore 15 la visita guidata. Alle 17.30 i saluti delle autorità e l’illustrazione da parte del curatore della mostra dedicata a Rinaldo Cioni.
Francesco Dal Mas