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Terremoto nel Sudest asiatico. P. Maggi, missionario in Myanmar: «Chiediamo preghiere»

«Purtroppo il terremoto pare aver colpito in modo più forte una zona già provata dalla guerra. Qui la gente è già atterrita dalla povertà, dalla guerra. Ci mancava anche il terremoto in quella zona lì. Chiediamo preghiere». A sottolineare come il forte sisma che ha colpito poche ore fa il Myanmar sia “pioggia che cade sul bagnato” è p. Livio Maggi, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, originario di Rivarotta di Teor, che da dieci anni opera nel Paese asiatico.

P. Livio Maggi

Contattato da Radio Spazio, il missionario friulano dice di stare bene e di non essere a conoscenza di italiani feriti («non siamo molti italiani qui»), ma che «il terremoto è stato davvero molto forte, si è sentito molto bene anche qui a Yangon dove mi trovo io (nel sud della ex Birmania, ndr). E dopo diverse ore l’elettricità non è ancora tornata».

Centinaia le vittime già contate, l’Usgs, servizio geologico degli Usa, parla del rischio di “migliaia di morti” nel sud est asiatico.

La prima scossa – di magnitudo 7.7 – ha avuto epicentro a 16 km a nord-ovest di Saigang, dove passa una faglia sismica che taglia a metà il Paese lungo una direttrice nord-sud, a una ventina di chilometri dalla città storica e antica capitale precoloniale di Mandalay, seconda città del Myanmar sulle rive del fiume Irrawaddy, dov’è crollato un ponte in ferro, piena di templi e pagode antichi e monumenti storici. E dove sui social si registrano rovine e distruzione e almeno 25 morti, fra cui diversi bambini, nel crollo di una moschea.

Una seconda scossa, di magnitudo 6.4, con epicentro 18 km a sud di Saigang, ha seguito di pochi minuti il sisma principale, che ha avuto origine a soli 10 chilometri di profondità alle 14.20, ora locale (le 07.50 italiane) e ha colpito con effetti potenti anche in Cina, nella remota provincia montagnosa dello Yunnan, e soprattutto in Thailandia, dove nella capitale Bangkok, a mille chilometri dall’epicentro, è crollato un grattacielo di 30 piani in costruzione, con decine di operai dispersi (forse almeno 80, secondo alcune fonti) e almeno 4 vittime accertate.

«Con la Thailandia non c’è comunicazione, per cui non si sa ancora cosa sia successo effettivamente, però si vedono online delle foto drammatiche», racconta p. Maggi.

«Qui non mi risulta ci siano stati molti danni, ma nella zona di Saigang sembra che sia stata una situazione enorme: templi, case… In quella zona non ci dovrebbero essere grandissimi grattacieli, o quantomeno di non più di 3-4 piani, però ci sono stati tanti crolli a quanto pare. E in una zona già segnata dalla guerra, chiediamo preghiere».

Caritas al lavoro per valutare i bisogni

La Caritas del Myanmar – KMSSS – si è immediatamente attivata per le operazioni di soccorso, in coordinamento con il Governo e altre organizzazioni, e per la verifica dei bisogni.

Il Myanmar è un Paese che vive da tempo una situazione di estrema fragilità e complessità, non solo per le diseguaglianze interne e per la grande diversità di gruppi etnici che la popolano, ma soprattutto per la situazione politica. Dopo il colpo di stato del febbraio del 2021, infatti, il Paese è governato da una giunta militare ed il conflitto interno, anche armato, è vivo e aspro.

Gli uffici nazionali di KMSS hanno attivato l’apposito team per la valutazione rapida dei bisogni.

“Caritas Italiana”, assicura don Marco Pagniello, “è in contatto con Caritas Internationalis e segue con attenzione gli sviluppi e l’evolvere dell’emergenza. Esprimiamo tutta la nostra vicinanza alla popolazione del Myanmar e alla Chiesa locale, così duramente colpite da questa nuova tragedia”.

È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana per l’emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario specificando nella causale “Emergenza Myanmar” tramite:

  • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 111
  • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474
  • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013
  • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 119

Danieli: non risultano problemi a nostri impianti in Thailandia

Non risultano particolari problemi negli insediamenti della Danieli Group in Thailandia, dove il terremoto registrato in Myanmar è stato avvertito in modo molto forte. Lo ha detto il presidente ad interim della Danieli Group, Alessandro Brussi.

«I rapporti con il Myanmar sono fermi al 2013 quando abbiamo fatto alcune forniture. Gli impianti sono fermi a causa delle limitazioni nel Paese», ha spiegato Brussi. Comunque, «in Myanmar non abbiamo potuto proseguire con gli avviamenti e tre anni fa abbiamo chiuso anche il nostro ultimo ufficio».

Invece, «sembra che il problema più grave sia in Thailandia, dove siamo presenti con fabbriche ed edifici. Stiamo facendo valutazioni – ha indicato Brussi – Abbiamo quasi 2.500 dipendenti nella zona di Rayong, nell’area di Pattaya. Sono officine meccaniche, tutti edifici in struttura metallica, quindi sono molto flessibili. Non ci risultano particolari problemi. So che il terremoto è stato sentito in modo molto forte a Bangkok». Comunque, «anche noi se possiamo dare una mano lo faremo volentieri».

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