Tutto è iniziato con nonna Ilva quando, vedova e con due bambini piccoli, si è ritrovata sola e, senza scoraggiarsi, ha inventato un’attività per mantenere la famiglia. Erano gli anni Settanta. Così, l’arte dell’intreccio – allora si trattava di realizzare piccoli pannelli di corda, destinati poi ad aziende che li trasformavano in componenti d’arredamento, sedie in particolare – è entrata in casa Meterc. E adesso è diventata anche un brand. Grazie alla terza generazione rappresentata da Mattia Meterc, 27 anni, un diploma al Liceo sportivo e qualche esame («ben riuscito») al corso di Laurea in Relazioni Pubbliche a Gorizia. «Poi ho compreso che la mia strada era un’altra», racconta con gli occhi pieni di soddisfazione per aver raccolto il testimone consegnatogli idealmente dalla nonna (mancata due anni fa) e da papà Riccardo.
Innovando una tradizione dedicata all’intreccio di corde colorate. Mattia, infatti, nel 2017 è entrato nell’azienda artigianale di famiglia – la “Meterc Riccardo-Intreccio italiano” con sede a Jalmicco che inizialmente vendeva come materia prima l’intrecciato fatto a macchina, poi evoluto in oggetti d’arredamento artigianali – e già nel 2020 è riuscito a registrare un proprio marchio – “MetMat” – con la creazione di sei originali collezioni. Un figlio e un nipote d’arte, dunque. E a sentirlo raccontare ben si percepisce che nel suo percorso creativo e nei suoi intrecci sono ben saldi la storia e i valori della sua famiglia. «Proposti in chiave moderna», sottolinea. Un gioco di corde che si può ammirare nello show room che ha aperto a Palmanova, in Borgo Cividale 19. Dove sono esposti tavoli, sedie, poltrone, sgabelli, pouf, per interno e per esterno.
Tutto nasce dall’entusiasmo e dalla fantasia di Mattia, completate dalla grande esperienza di papà Riccardo, la cui azienda è operativa dal 1988 e produce per i brand più famosi dell’arredamento italiano. Idee che, dunque, nascono in tandem e che poi diventano realtà grazie alle sapienti mani di 26 collaboratrici. «Ci tengo a sottolineare che tutto quello che realizziamo nasce interamente in zona, anzi nell’arco di venti chilometri da Jalmicco – spiega il giovane designer –; valorizzare manualità, qualità e artigianalità del nostro territorio è per noi un punto di forza che ci fa distinguere nel mercato a livello internazionale». Significa che dalle strutture in metallo di tavoli e sedie alla verniciatura, dall’imballaggio alla materia prima, tutto è esclusivamente “made in Friuli”».
Il risultato non può che essere prodotti unici. «Irripetibili. Anche perché essendo fatti a mano – da operatrici che abitano tutte in zona –, non ce n’è uno uguale all’altro». A questa particolarità se ne aggiunge un’altra che rende ancora più orgogliosa la famiglia Meterc, dove la parola d’ordine resta «cercare di dare sempre il massimo», affinché il sacrificio di nonna Ilva non sia stato inutile.
L’ultima novità – in ordine di tempo – è l’utilizzo di corda fatta in carta (al 99,8%), senza utilizzo di colla e resistente all’acqua – di cui gli “intrecciatori” di Jalmicco detengono la proprietà del marchio e, quindi, sono depositari dell’esclusiva a livello mondiale –, materiale che affascina sempre più la clientela. Che dimostra di apprezzare anche le collezioni firmate da “MetMat” in corda nautica di primissima qualità, dove la fantasia del creatore è libera di spaziare tra ben 26 colori diversi. «Ogni giorno mi sveglio contento di quello che faccio e sempre con nuove creazioni in testa». Che poi elabora, sempre tenendo conto anche dei consigli del padre. «E pure di mamma Gloria – aggiunge –; loro due mi aiutano a stare con i piedi per terra, e non è cosa da poco».
Poi, nella fase creativa, si affianca alle intrecciatrici del laboratorio di Jalmicco. «Sono cresciuto in mezzo a loro – ricorda –; hanno davvero una grande manualità e una profonda esperienza nel settore. Sono sempre affascinato alla vista delle loro mani che danno forma alle mie idee, così insieme facciamo nascere nuovi componenti».
Mattia, per ora, ha scelto di non affidarsi a fiere ed eventi per far conoscere il suo brand. «Lo promuovo in proprio, attraverso i social e lo show room. Mi piace raccontare cosa c’è dietro ogni creazione e vedo che i clienti apprezzano questo approccio».
A qualche mese dall’apertura dell’esposizione di Palmanova il bilancio, spiega, è più che positivo. «Le persone che entrano in negozio sono per la gran parte austriaci e tedeschi, attirati non solo dall’originalità dei prodotti, ma anche dalla qualità del lavoro manuale e dalla possibilità di poterli personalizzare. E difficilmente escono senza aver acquistato».
Insomma, una grande soddisfazione per Mattia. E pensare che il suo progetto ha preso il via appena quattro anni fa. «Sono felice, lo ammetto, soprattutto perché il mio lavoro permetterà di dare continuità all’azienda di famiglia». Una scelta che nonna Ilva avrebbe di certo apprezzato.
Monika Pascolo