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«Potenziare l’assistenza domiciliare o serviranno 40 nuove case di riposo»

L’allarme di Cupla Fvg e Federsanità Anci Fvg: in Friuli-Venezia Giulia serviranno 40 nuove strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie per anziani nei prossimi vent’anni se non sarà potenziata l’assistenza domiciliare e non si darà tempestiva attuazione alle Case di Comunità e agli Ospedali di Comunità per i quali esistono già gli stanziamenti. È la stima che, elaborata su dati Istat, martedì 23 gennaio il Coordinamento unitario pensionati lavoratori autonomi del Friuli-Venezia Giulia coordinato da Pierino Chiandussi, insieme a Federsanità Anci e al suo presidente Giuseppe Napoli, hanno presentato al presidente della III Commissione consiliare, Carlo Bolzonello, nell’incontro che si è svolto nella sede della Regione a Udine. L’andamento demografico regionale, infatti – segnalano Cupla e Federsanità Anci – indica per i prossimi due decenni un aumento dei cittadini over 65 pari l 24,6%, per arrivare a 400mila unità su una popolazione in calo e, comunque, di poco superiore a milione.

Promosso dalle due organizzazioni, l’incontro di martedì ha inteso sottoporre all’esponente della maggioranza di Governo del Friuli-Venezia Giulia i problemi maggiormente avvertiti dalla popolazione anziana della regione e capire quali sono le risposte politiche che stanno maturando all’interno dell’amministrazione regionale.

Rafforzare la domiciliarità

«La prospettiva di 40 nuove case di riposo è chiaramente irrealistica – ha argomentato Chiandussi nell’esporre i problemi – ed è per questo che crediamo che un rafforzamento deciso della domiciliarità sia l’unica strada realisticamente percorribile, a condizione di intervenire con la massima celerità».

Il Cupla, oltre 11mila pensionati autonomi in Friuli-Venezia Giulia, ha quindi argomentato tutte le maggiori preoccupazioni che raccoglie tra gli iscritti in tutto il territorio regionale. «Gli anziani sono seriamente preoccupati del depauperamento della sanità pubblica, ascoltando giorno dopo giorno della migrazione di infermieri e medici verso la sanità privata o privata convenzionata», ha elencato Chiandussi. Preoccupa, inoltre, che sul territorio la percentuale di medici-geriatri, già di per sé molto bassa in Italia, sia inferiore alla media italiana: 0,36 contro 0,74 ogni 10mila abitanti. Se a tale percentuale si aggiunge la criticità riguardante i medici di medicina generale, è evidente l’incremento degli accessi ai Pronto Soccorso, perché «i malati trovano sempre meno risposte sul territorio». Cupla, perciò, ha chiesto «un aggiornamento sul piano che prevede la creazione di 23 Case della comunità, con 34,3 milioni di investimenti, e di 7 ospedali di Comunità, con altri 18,7 milioni», sottolineando l’urgenza che venga attuato.
La presenza congiunta di Cupla Fvg e Federsanità Anci, ha affermato Chiandussi, «dimostra il comune interesse per i problemi affrontati, in particolare dagli anziani, in rapporto al sistema socio-sanitario del Friuli-Venezia Giulia». Nel confronto di oggi con l’esponente del Consiglio regionale «abbiamo visto che lo spirito di collaborazione c’è, ora attendiamo gli sviluppi concreti».
Il presidente di Federsanità Anci, Giuseppe Napoli, ha confermato la prosecuzione della collaborazione con Cupla Fvg, «perché abbiamo constatato che il Coordinamento non porta avanti istanze corporativistiche ma, come Federsanità Anci, pensa e opera per il bene di tutta la comunità».

Bolzonello: «Non mi preoccupano le risorse, serve un cambio di mentalità»

Nella sua interlocuzione con i rappresentanti di Cupla Fvg e Federsanità Anci, il presidente della III Commissione consiliare, Carlo Bolzonello ha evidenziato alcuni capisaldi che orientano il ripensamento del sistema socio-sanitario regionale. «Vi è uno spostamento in atto dell’attenzione a tutto ciò che è fare salute prima e dopo l’ospedale – ha premesso -. In atto una revisione del sistema post ospedale con Rsa, Casa di comunità, Case di riposo, per dare a ciascuna di loro una pianificazione sulla base della demografia che avanza e una precisa responsabilità a ciascuna». Occorre, inoltre, «una forte responsabilità del cittadino, perché abbia chiare le prestazioni dovute dal sistema sanitario e quelle non dovute, oltre al suo impegno per essere in salute».

In questo scenario, ha proseguito, i Comuni devono essere parte integrante del sistema e il Terzo settore una delle colonne portanti.
In sostanza, ha aggiunto, «tutto deve essere funzionale al sistema salute, cui devono concorrere quello economico, sociale, della scuola e formazione, l’ambiente in cui si vive. È cambiata la demografia e quindi occorre trovare un nuovo equilibrio tra tutte le parti e anche il privato non va demonizzato, perché la gestione e il controllo resta pubblico».
Un cambio di mentalità, perché «non mi preoccupano le risorse, quest’anno il sistema sanitario avrà 280 milioni in più, ma il fatto che vi è un tetto che non si può superare perché non più sostenibile per l’intero sistema regionale», ha concluso Bolzonello.

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