Giornata mondiale della pace. Forte monito dell’Arcivescovo: non si approfitti della pandemia per cercare vantaggi a scapito dei più deboli
Prendersi cura del prossimo e della natura, è questa la vocazione dei figli di Dio. Non «un di più a cui qualche animo generoso può dedicarsi, ma la condizione per vivere bene e per vivere bene assieme».
L’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato lo sottolinea con forza nell’omelia pronunciata durante la tradizionale Santa Messa in occasione della Giornata mondiale della Pace, venerdì 1 gennaio in Cattedrale a Udine, alla presenza delle autorità civili e militari. Un ammonimento ma innanzitutto un incoraggiamento paterno il suo, il consiglio di un padre che ha a cuore la felicità dei figli e che, all’inizio di un nuovo anno che si apre, coglie l’occasione per indirizzarli sulla giusta via. Perché «se non ha più come punto di riferimento l’imperativo di prendersi cura del fratello l’uomo genera immediatamente ingiustizie – chiarisce l’Arcivescovo –, trasforma i più deboli in materiale di scarto e rovina l’armonia tra sé e la natura».
Dal pulpito, mons. Mazzocato coglie l’occasione per richiamare il messaggio di Papa Francesco per la 54ª Giornata mondiale della Pace, intitolato “La cultura della cura come percorso di pace”. «Un’importante riflessione, da leggere e meditare», esorta il pastore della Chiesa friulana (il testo integrale del Messaggio per la Pace: ).
La cultura della cura è nella nostra natura
Dove nasce la cultura della cura? Mons. Mazzocato, richiamando le parole del Santo Padre, ci dice: dalla nostra natura. «Già dal libro della Genesi, la Sacra Scrittura ci mostra con chiarezza incontrovertibile quella che il Papa definisce “la bussola” con la quale orientarsi nella vita personale e sociale per creare un mondo di pace». Scrive infatti il Papa: «La Sacra Scrittura presenta Dio, oltre che come Creatore, come Colui che si prende cura delle sue creature». Questo il punto di partenza. «Dio si è rivelato con cuore di Padre» e «ci ha creati a sua immagine», prosegue mons. Mazzocato. «Noi uomini possiamo accorgerci di portare la sua impronta dal fatto che, a nostra volta, siamo predisposti a prenderci cura gli uni degli altri e del creato».
Pandemia maestra di fratellanza
In riferimento alla pandemia di Covid-19, dopo aver fatto un breve elenco di alcune gravi conseguenze che tutti tocchiamo con mano, il Papa scrive: «Questi e altri eventi, che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, ci insegnano l’importanza di prendersi cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza». «Questo è il compito concreto che ci sta consegnando l’inedita e grave crisi sanitaria di cui ancora non riusciamo a misurare le conseguenze – evidenzia l’Arcivescovo –. ci ripropone il compito che Dio aveva affidato fin dall’inizio all’uomo e che il Papa così riassume: “Promuovere la cultura della cura come percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente”». «Lo Spirito di Dio – conclude mons. Mazzocato – ci ispiri tutti a resistere alla tentazione di approfittare anche della pandemia per ricavarne vantaggi a scapito di chi è più debole; tentazione che vediamo già serpeggiante qua e là. Illumini, invece, la nostra coscienza per vedere e seguire la bussola giusta che ci porterà fuori dalla bufera in cui ci troviamo: la bussola della cultura della cura, ognuno per la parte che la Provvidenza gli ha assegnato».