Ha attraversato la storia, scavalcando due secoli e arrivando fino ai nostri giorni. Testimonianza di come l’amore tra marito e moglie e una fede granitica possano superare la morte e la sofferenza. E ora quella vicenda – per la prima volta proposta nella formula della mostra in occasione del Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli nel 2024 – è giunta fino in Friuli. In particolare a Qualso, dove sabato 15 marzo, alle 17, in chiesa sarà inaugurata la rassegna “Franz e Franziska. Non c’è amore più grande”, allestita nelle attigue sale parrocchiali. «Franz e Franziska Jägerstätter erano due giovani sposi, semplici contadini vissuti nella prima metà del Novecento nell’Alta Austria, ai confini con la Baviera – illustra Daniele Bonvicini, uno dei curatori del progetto –. La loro vicenda si è scontrata con gli eventi della metà del secolo scorso e Franz è stato giustiziato il 9 agosto 1943 su ordine del Terzo Reich, per essersi rifiutato di combattere per Hitler». Negli anni successivi la moglie, vedova appena 30enne, ha portato avanti la famiglia, crescendo tre figlie e dedicando l’intera vita (è morta nel 2013, a 100 anni) a conservare la memoria di Frank, beatificato nel 2007 da Papa Benedetto XVI, in quanto martire.
La storia dei due coniugi
Una storia d’amore di fatto sopravvissuta agli orrori della storia. «Franz era quello che oggi si può definire un buon partito, aveva ereditato dal padre il maso di famiglia. Era un ragazzo vivace e irrequieto, fino all’incontro con Franziska. Il loro amore è cresciuto nel tempo – spiega Bonvicini – attraverso la gioia delle figlie e di un sentimento che aveva radici nell’esperienza di fede».
Una vita coniugale interrotta nel 1938 quando la Germania di Hitler invase l’Austria. «È allora che inizia la sofferenza della lontananza tra marito e moglie, lui chiamato all’addestramento militare, lei impegnata con le figlie e il maso da mandare avanti, aiutata dalla sorella». È il tempo in cui Frank matura la decisione di non voler combattere, convinzione che lo porterà alla morte. «Franziska, che inizialmente non comprende le sue ragioni, non lo abbandonerà mai».
Marito e moglie diventano due testimoni unici di ciò per cui val la pena vivere. E morire. «È una vicenda che presenta due punti fondamentali. Il significato della libertà di coscienza con la decisione di Franz di affermare che per lui c’è un solo Signore, ed è Dio. E il legame sponsale, caratterizzato dalla bellezza dell’amore cristiano, vissuto come dono che a entrambi serve per completarsi e che raggiunge il culmine nella comune disponibilità al sacrificio del distacco definitivo».
In esposizione sarà presente anche l’ultima lettera scritta da Franz a Franziska, manoscritto conservato nel Santuario dei martiri del Novecento, nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola di Roma. «È considerato il testamento spirituale del Beato che inizia con queste parole: “Scrivo con le mani legate, ma è meglio così che se fosse incatenata la mia coscienza”».
Monika Pascolo
Il parroco, don Agostino Sogaro: «Sposi che aiutano a guardaci dentro»
L’idea di “portare” la vicenda di Franz e Franziska a Qualso, grazie all’iniziativa delle Parrocchie del Rojale, nasce dalla presenza di alcune persone della comunità, insieme al parroco don Agostino Sogaro, al Meeting di Rimini. «Ogni volta ci sono storie ed esperienze che ci colpiscono più di altre – spiega il sacerdote –, che suscitano in noi la voglia di andarci più a fondo. La storia dei due coniugi austriaci ha mosso questo desiderio». A colpire in particolare «è stata la consapevolezza e la libertà con cui hanno affrontato le circostanze drammatiche in cui si sono venuti a trovare».
Una delle peculiarità che accomuna le mostre proposte dalle Parrocchie del Rojale è un grande impegno a monte dei progetti espositivi. «Anche in questo caso – conferma don Sogaro – un gruppo di persone si è incontrato regolarmente per alcuni mesi». L’intento è stato «capire cosa ha permesso a Franz prima, e poi a Franziska, di avere una posizione così decisa e certa, nonostante l’opposizione di tutti e le prevedibili gravi conseguenze. E confrontare la propria esperienza personale con la loro, seppur in tempi e circostante totalmente diversi». Alcuni parrocchiani saranno le guide che accompagneranno i visitatori alla conoscenza dei due coniugi austriaci. «Altri hanno partecipato perché interessati a fare un lavoro personale. E che ci sia il desiderio di mettersi in discussione, di guardare e guardarsi, per fare un cammino, è una cosa stupenda», ha aggiunto. La rassegna resta aperta fino al 23 marzo, a ingresso libero; nei giorni festivi 10-22; nei feriali 10-13 e 16-22 (per prenotare la visita: 0432 857017 e parrocchiedelrojale@gmail.com).
M.P.