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Luci tra le sbarre

Quando il carcere tocca i cuori

L’esperienza pastorale del carcere ha la “bellezza” di poter essere vissuta da diversi punti di vista, non solo dall’interno. Nell’incontro nazionale con tutti i cappellani e volontari degli istituti penitenziari italiani che si è svolto ad Assisi lo scorso aprile, il cardinale Matteo Maria Zuppi nel suo intervento sottolineava come sia importante fare “cultura” sul carcere, per sensibilizzare la società su questo tema così forte e delicato. Oggi vorrei raccontare alcuni piccoli episodi collaterali alla mia esperienza come Cappellano, ma che mi sono rimasti nel cuore e possono aiutare nella riflessione.

Al termine di una celebrazione in una cappella campestre della zona di Tricesimo (dove aiuto con le Messe nel fine settimana) mi si avvicina il sig. Giuseppe, presenti altre persone in un momento conviviale, che mi dice: “Sa padre, questa settimana ho letto sul giornale dell’ennesimo suicidio in un carcere italiano. Fino ad adesso non avevo mai riflettuto su questo argomento e giravo pagina. Volevo dirle che avendo fatto la sua conoscenza, questa volta mi sono fermato a riflettere su questo problema così importante e la ringrazio per avermi indirettamente dato questa opportunità”. Ringrazio Giuseppe per la sensibilità e l’esempio di cultura nell’andare oltre i nostri pregiudizi.

Come sappiamo anche dalla cronaca nelle carceri quando arriva l’estate si presenta il problema (se non il dramma in alcuni casi) del caldo soffocante. Così nel mese di luglio tramite la direzione della Casa circondariale mi viene chiesto un aiuto per comprare dei ventilatori per tentare di tamponare la situazione. Mi reco in un noto grande magazzino nei dintorni di Udine (ci tengo a sottolineare, uno dei pochi che alla domenica tiene chiuso) e incontro il responsabile del punto vendita per vedere se riesco a racimolare un po’ di sconto… Oltre alla cordialità e all’ascolto attento, arriva la sorpresa: “Padre i primi tre glieli regalo io, di tasca mia”. Grazie sig. Giuseppe (sì un altro Giuseppe!), grazie di cuore per questa spontaneità così priva di retorica, ma ricca di concretezza.
Altrettanto gratuito, ma con uno spirito ancora più significativo è il gesto che hanno fatto due detenuti del carcere di Tolmezzo; al termine di una Messa che ho celebrato ho raccontato l’episodio della generosità avuta nel negozio di cui sopra: “Padre vorremmo contribuire anche noi ad aiutare il caldo del carcere di Udine”. Non posso dire i nomi, ma cari ragazzi siate certi che il vostro gesto raggiunge il cuore e porta davvero luce tra le sbarre.

“Signore ti preghiamo per tutti coloro che padre Lorenzo incontra in carcere. Concedi loro speranza e la forza di cambiare; accogli il loro pentimento e riempi i loro cuori con la tua grazia”. È la Messa di sabato sera nel Duomo di Tricesimo e questa preghiera dei fedeli è stata scritta e letta dai ragazzi nella celebrazione che conclude le tre settimane dell’oratorio estivo. Il parroco, don Dino, pochi giorni prima mi aveva invitato a fare una testimonianza come Cappellano del carcere ai bambini, ragazzi e animatori presenti in una delle mattinate. Un incontro piccolo e semplice, ma sentito e concluso con la preghiera insieme. Partecipando alla celebrazione sono sincero nel dire che non mi aspettavo questa preghiera e mi sono commosso. Erano presenti moltissimi genitori e tanti parrocchiani e credo che un messaggio come questo non sia scontato, soprattutto perché non si deve avere timore nel parlare di queste cose anche ai più piccoli. Un cristiano non nasconde i problemi sotto il tappeto ma con delicatezza, pazienza e forza li affronta, anche nei contesti più impensabili. Grazie anche a questi ragazzi per aver ascoltato e compreso.

Queste sono piccole luci che questa volta illuminano le “sbarre” dall’esterno: piccole, ma significative perché la fede passa attraverso la testimonianza così come Gesù ci ha insegnato a fare nel suo Vangelo.

P. Lorenzo Durandetto
Cappellano
Casa circondariale di Udine

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