Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,12-15)
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo del 18 febbraio, I Domenica del Tempo di Quaresima
A cura di don Michele Sibau
La liturgia della Parola della prima Domenica di Quaresima ci presenta l’esperienza spirituale che Gesù ha compiuto nel deserto sotto l’azione dello Spirito e che ciascuno di noi è chiamato a ripercorrere in questo tempo forte in preparazione alla Santa Pasqua.
Un elemento che può sorprendere all’inizio del brano e che sia lo Spirito a portare il Signore Gesù nel deserto; questo vuole farci capire che il tempo della prova, segnato dalla fatica per restare fedeli alla volontà di Dio su di noi, non e un tempo privo della presenza divina, ma sempre abitato dalla grazia di Dio anche in mezzo alla prova: un tempo favorevole per accrescere e rafforzare la propria fede.
“Quaranta giorni tentato dal diavolo”: il numero è altamente simbolico, quaranta è il numero con cui l’Antico e il Nuovo Testamento rappresentano i momenti più importanti dell’esperienza della fede del popolo di Dio; è una cifra che esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della presa di consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse.
Questo numero ricorda i quarant’anni del grande cammino del popolo d’Israele nel deserto verso la libertà della terra promessa, periodo durante il quale gli uomini, con non poche difficoltà, impararono a discernere ed accogliere la volontà di Dio nella loro vita.
Il deserto rappresenta anche il luogo del silenzio, della povertà, dove l’uomo è privato degli appoggi materiali trovandosi di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza e, spinto ad andare a piccoli passi all’essenziale, può risultargli più facile incontrare Dio.
Il percorso del deserto, fa emergere, come il cammino di ogni esistenza, anche la realtà della tentazione del male, che più facilmente si riesce ad individuare nel silenzio: spesso il male si nasconde nei ritmi frenetici della vita quotidiana. Come Gesù, siamo chiamati a respingere ogni tentazione che possa annidarsi in noi. Il male è una realtà con la quale l’uomo non può non confrontarsi.
Il deserto, come presenta il brano, è abitato anche da angeli, non in senso fisico, ma quale segno della vicinanza di Dio che ci aiuta a individuare per nome i mali della nostra vita e a sconfiggere le tentazioni.
Il tempo forte della quaresima appare quindi, come occasione favorevole per reindirizzare la propria vita verso il Signore, convertendo i propri atteggiamento e desideri. L’attenzione viene indirizzata verso il presente (adesso, qui ed ora), quando si avverte l’invito del Signore. Ecco aprirsi di fronte a noi il bivio: scegliere da quale parte andare.
Il percorso quaresimale vuole ridestare il cammino della vita di ognuno di noi: formato da prove e da vittorie, angosce e serenità, da peccati e da atti di perdono.
Sappiamo che Gesù vince sulla tentazione e questo è garanzia della nostra vittoria sul male, perché, come diceva S. Leone Magno: “Egli ha combattuto perché noi combattessimo, egli ha vinto perché anche noi, come lui, potessimo vincere”. Sia questo lo sprone giusto per iniziare la Quaresima, qualunque sia il deserto che stiamo attraversando e che forse, ci porta a combattere la buona battaglia della fede di fronte al male e alle prove della vita.
don Michele Sibau