Dal Vangelo secondo Marco Mc 12, 38-44
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo del 10 novembre 2024,
XXXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
A cura di don Nicola Zignin
Come puoi sapere di amare Gesù con tutto il cuore, tutta l’anima e tutte le forze? È una domanda che nasce dal Vangelo di domenica scorsa. La risposta la dava già nei fatti il Vangelo di domenica 27 ottobre: il cieco Bartimeo urla la sua preghiera a Gesù (tira fuori tutto se stesso) e molla il suo mantello (relativizza ogni suo modo di cercare la salvezza da se stesso o dal mondo).
Un’altra parte della risposta all’amore totale che l’uomo può dare a Dio la offre il Vangelo di oggi. La povera vedova infatti, come Bartimeo, butta nel tesoro del tempio tutto ciò che ha, ma rispetto a Bartimeo c’è una differenza: lei non grida, fa tutto in maniera più che può nascosta, silenziosa. Perché? Perché c’è già troppa gente che urla, che fa della preghiera uno spettacolo e delle proprie offerte qualcosa che oscilla tra marketing di popolarità (l’importo veniva gridato) e il tentativo di corrompere Dio (io ti finanzio il tempio, quindi tu, caro Dio, sei obbligato a darmi quest’altro).
Gesù, in un angolo del tempio, con il cuore di Dio, osserva tutto questo, capace di guardare nel profondo le intenzioni; egli pesa come oro la purezza e rigetta come spazzatura tutto quanto ha il sapore della vanità, tutti coloro che usano Dio per il proprio io o tentano di “comprarsi” Dio, tutto ciò che ha il sapore della corruzione. La Sua Parola, almeno nei cuori dei discepoli che Gesù chiama a sé, zittisce il clamore delle cospicue offerte corrotte e dà voce alla povera offerta data con totalità, pienezza di fede e purezza di intenzioni.
La povera vedova non dà al Signore dopo aver messo al riparo la propria esistenza, ma dona tutto quanto possiede, convinta di ricevere dal Signore la propria stessa esistenza. Questo possiamo farlo anche noi, magari arrivandoci per gradi a quella totalità di dono, di pienezza di fede e di purezza di intenzioni.
Proviamo a pensarci: in un mondo dove tutti urlano, dove tutti danno consigli, quanto valore ha l’avere qualcuno che si siede semplicemente accanto a noi, senza dire nulla, che offre solo i due spiccioli della sua compagnia in un momento buio, che si fa vicino in maniera molto povera ma con un’autentica intenzione di dono? Quale immensa Grazia può rappresentare, a differenza di chi ci guarda dall’alto in basso, ricco di consigli? L’offerta gratuita, che sia anche piccola, ma priva di un secondo fine oltre al nostro bene, che sa rispettare i nostri tempi e passi, che discretamente si fa prossima, può sbloccare anche l’interiorità più ferita e portare alla resurrezione.
Un’ultima considerazione: come si fa a distinguere un’offerta fatta da un povero con il cuore ricco da quella fatta da un ricco con un cuore povero? Il povero, per quanto dia, si scuserà sempre del poco che può offrire, rispetto a quanto ce ne sarebbe bisogno. Il ricco per quanto dia, farà sempre pesare quell’offerta, che avrà uno spirito mafioso alle fondamenta: in un modo o nell’altro, prima o dopo, egli ne chiederà la restituzione con interessi usurai.
don Nicola Zignin