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Pedemontana

Reportage. A Lusevera il futuro è europeo

Fine agosto. Saliamo in Alta Val Torre, diretti a Lusevera. A spingerci a ridosso del confine con la Slovenia, in un territorio montano bellissimo, ma colpito da uno spopolamento implacabile, è il desiderio di raccontare una possibilità concreta di rinascita. Una possibilità innervata di parole – purtroppo – ben poco di moda di questi tempi: Europa, incontro e reciproca accoglienza.

Così – nella piazzetta, su cui si affaccia l’osteria Nova Coop – è un brulicare di giovani. Li accompagna un miscuglio di lingue, un’aria leggera, di festa. Sono oltre trenta e provengono da Polonia, Ucraina, Grecia, Albania, Georgia e, naturalmente, Italia: stanno partecipando, in residenza, a un progetto Erasmus+, il programma dell’Unione europea che mira a una formazione inclusiva e di alta qualità. Al centro delle loro giornate in Alta Val Torre ci sono il confronto, l’approfondimento e lo scambio di buone pratiche sul tema del valore della salute. Ma come è arrivato un progetto Ue a Lusevera? A portarlo qui una serie fortunata di incroci, ma soprattutto il desiderio tenace e resistente di alcuni giovani di mantenere viva e abitata questa vallata. Tra loro Leonardo Cerno, ventinove anni, guida naturalistica e presidente dell’associazione degli ex emigranti, capofila del progetto.

«Qui a Lusevera quello degli ex-emigranti è un sodalizio di importanza storica – racconta Cerno – perché questa è terra di emigrazione, consolidatasi soprattutto tra gli anni Cinquanta e Sessanta. La novità è che nel 2018, in associazione, sono entrati parecchi giovani che hanno portato, accanto alle iniziative che si fanno da sempre (come la festa d’estate e la festa delle castagne in autunno) idee e proposte nuove. Ci muove il desiderio di poter continuare a essere comunità, di poter continuare a vivere qui, restando aperti al mondo. Soprattutto siamo convinti che lo spopolamento si possa contrastare. Così anche grazie alle sinergie con il Parco delle Prealpi Giulie (al cui interno abbiamo favorito la nascita di una consulta dei giovani) si sono create delle opportunità di scambio internazionale».

Ed è proprio nel contesto di una di queste iniziative che, qualche anno fa, Cerno conosce, in Finlandia, Vitalii Volodchenko, 37 anni, ucraino. Una vita la sua profondamente europea, lavora infatti ideando progetti a vocazione internazionale. I due diventano subito amici. Quando nel 2022 scoppia la guerra in Ucraina, Vitalii è in Spagna, si sposta in Italia dove a marzo 2023 approda al Centro Balducci di Zugliano che lo accompagna nell’ottenimento dello status di rifugiato. Nel frattempo Cerno ha contagiato l’amico con l’amore per l’Alta Val Torre, tanto che Vitalii – una volta ottenuti i documenti – sceglie di comprare casa proprio a Lusevera. Solo pochi mesi prima era arrivata pure Camilla Tuccillo, ventinovenne laziale che a Nordest era giunta per frequentare, a Trieste, un master in Comunicazione della Scienza. Lusevera è il luogo che ha scelto per realizzare il grande sogno di vivere in montagna e sperimentare il margine. E sempre qui, insieme ad altri giovani, ha dato vita all’associazione «Casa Langer» ispirata al pensiero di Alexander Langer, realtà che l’8 settembre compirà un anno (ricco il programma di iniziative, consultabile on line, che si terranno lungo il corso della giornata nella sede di Tarcento).

Le attività della residenza hanno puntato a costruire fiducia

«L’arrivo di Vitalii – racconta Cerno – è stato un arricchimento per la nostra comunità, abbiamo scritto insieme il progetto ed è andato a buon fine, l’Unione europea lo ha finanziato. La sua storia, come quella di Camilla, ci mostra che questo territorio, seppur marginale, può essere attrattivo per molti. Serve però valorizzarlo, farlo conoscere e a nostra volta aprirci agli altri. Sono sicuro che i ragazzi che sono qui in questi giorni si ricorderanno di Lusevera per tutta la vita». E gli abitanti di Lusevera? «Sono contenti – sottolinea con un sorriso Cerno –, hanno partecipato attivamente alle serate di conoscenza, in cui i ragazzi hanno raccontato i loro Paesi attraverso balli, canti e il cibo. Più in generale hanno compreso il nostro obiettivo e apprezzano il nostro impegno, penso ad esempio al “Microfestival” che porta a Lusevera una residenza artistica, è un momento atteso e felice per la comunità, molto partecipato».

Quartier generale del progetto, dove si sono tenuti gli incontri e le diverse attività, è l’osteria «Nova Coop», anche questo un luogo di tenace resistenza. Nel 2021, infatti, ha riaperto i battenti grazie all’ex sindaco Guido Marchiol che con la pensione ha scelto di diventare oste. «Non potevo pensare che Lusevera restasse senza uno spazio di socialità, di aggregazione – racconta –. Così, avendo anche scoperto che mi piace cucinare, ho preso in gestione l’osteria del paese. È una gioia vedere tutti questi giovani con esperienze diverse qui a Lusevera. Una gioia ancor più grande sapere che Lusevera può contare su giovani che hanno a cuore il futuro della comunità e del territorio».

«È un’esperienza più che positiva – conclude Vitalii Volodchenko –, i ragazzi sono entusiasti del luogo che hanno potuto conoscere e che ha contribuito tantissimo a creare una forte sinergia tra loro. Il confronto e la condivisione sono stati intensi e arricchenti, si è parlato di salute a tutto tondo, abbracciando anche questioni come la salute mentale e il bullismo. È così che si costruisce un senso di cittadinanza in chiave europea».

Anna Piuzzi

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