Si può ben immaginare quale fosse il trambusto di persone, le grida esagitate dei soldati e la difficoltà incontrate durante la salita verso il Golgota da parte di Gesù che tuttavia, pur piagato non solo dal peso della croce ma anche da tutte le ferite inferte al suo corpo attraverso la crudele flagellazione, continuava ad accettare silenziosamente ogni sorta di angherie e soprusi.
Possiamo dire che tutto ciò che stava accadendo lungo quel tragico percorso che Egli stava compiendo era avvolto dalle tenebre più fitte del Male. In quell’oscurità qualcuno ha comunque provato compassione di fronte alla tremenda condizione di patimento in cui si trovava il Figlio di Dio, opponendosi alla cattiveria degli uomini e dirigendosi verso Gesù per portargli un minimo di conforto umano.
È la Veronica! Il suo gesto contempliamo nella sesta stazione della Via Crucis.
Una donna presente probabilmente sin dall’inizio del corteo funebre che però sentiva nel cuore il desiderio di avvicinare il Cristo per porgergli un conforto, quasi a imitare e sostituirsi a quanto avrebbe voluto fare nuovamente la Beata Vergine Maria, sua Madre.
Ciò che stupisce è allo stesso tempo ci interroga è il fatto che questa donna ha osato sfidare la marmaglia dei soldati non con le armi, bensì con l’Amore che aveva nel suo cuore, giungendo a pulire per un attimo il volto sfigurato del Redentore. Non si è curata, Veronica, di se stessa e di ciò che sarebbe potuto capitarle.
Un Amore grande che non guarda ad alcun tornaconto se non quello di lasciarsi guardare dagli occhi misericordiosi di Colui che si lascia morire per salvare ciascuno di noi. E Gesù anche in questa drammatica condizione, in risposta al coraggio di questa donna, le fa dono di se stesso lasciando impresso il suo volto sul drappo.
Saremmo capaci di tale coraggio? Rischiare la vita per Gesù? Amarlo come Veronica? E se ci venisse chiesto di rinunciare a Gesù, pena la nostra vita, cosa faremmo?
Oggi in tanti paesi occidentali – compresa la nostra Italia – molte persone hanno tralasciato la partecipazione alla santa messa domenicale: non sentono più il bisogno di andare da Gesù. Colpisce la forza di nostri fratelli e sorelle in altri paesi, per esempio in Nigeria, dove partecipano all’Eucaristia domenicale sapendo di rischiare la vita a causa di forti persecuzioni.
La Veronica è lì a indicarci quale sia il modo autentico di servire Cristo, cioè testimoniarlo con una fede che non ha paura di mettere in gioco, se necessario, anche la propria vita.
Bruno Temil