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Internazionale

Roma chiede i tabulati telefonici. L’Egitto: “Non li daremo mai”

L’Egitto non consegnerà i tabulati telefonici sul caso della morte di Giulio Regeni perché “sarebbe contro la Costituzione e le leggi vigenti egiziane”: lo ha detto il procuratore egiziano Soliman, “ma vogliamo collaborare ancora. La Procura di Roma ha annunciato che inoltrerà una nuova rogatoria. Il ministro Gentiloni: il ritiro dell’ambasciatore in Egitto è solo la prima misura.

L’Egitto non consegnerà i tabulati telefonici sul caso della morte di Giulio Regeni perché “sarebbe contro la Costituzione e le leggi vigenti egiziane”: lo ha detto il procuratore generale aggiunto egiziano Mostafa Soliman in una conferenza stampa al Cairo illustrando i risultati della missione a Roma dei giorni scorsi.

La dichiarazione è una risposta all’annuncio della Procura di Roma che, oggi ha fatto sapere che la prossima settimana inoltrerà una nuova rogatoria internazionale nella quale saranno riformulate alle autorità egiziane le richieste di acquisizione dei tabulati telefonici di una decina di persone e dei video delle zone frequentate da Giulio Regeni.

Oltre alle registrazioni delle videocamere di sorveglianza, ha detto il magistrato egiziano, l’altro “punto di attrito c’è stato quando la parte italiana ha chiesto di farsi dare le chiamate telefoniche di tutti gli abbonati della zona dove” Regeni “risiedeva, del luogo dove è scomparso e di quello del rinvenimento del corpo affinché” l’Italia “stessa ne facesse l’analisi. La parte egiziana – ha aggiunto Soliman – ha respinto questa richiesta non per intransigenza o per nascondere la verità, ma perché è contraria alla costituzione”. La controparte italiana “ha insistito per farsi dare le registrazioni delle chiamate” ma “la parte egiziana ha confermato che tale richiesta non sarà soddisfatta a nessuna condizione”, ha dichiarato il procuratore aggiunto, citando gli “articoli 57 e 58 della costituzione e la legge 73 che regola le comunicazioni”.

“Il 98 per cento delle richieste italiane sono state soddisfatte, ad eccezione di quelle sulle chiamate telefoniche che sono contro la costituzione e la legge egiziane” ha detto ancora Soliman, aggiungendo che abbiamo deciso di proseguire la cooperazione giudiziaria” con l’Italia. “Nei due giorni di riunione non c’è stata una grande divergenza, o divergenze radicali o importanti”, ha sostenuto il magistrato parlando in una conferenza stampa trasmessa sulla tv di Stato dalla sede della Procura generale alla periferia est del Cairo

Secondo il Procuratore “l’Italia ha chiesto la registrazione di chiamate telefoniche di tre persone in rapporto con la vittima e abbiamo detto: ‘Sì, vi metteremo al corrente’. Se l’avessimo saputo avremmo portato la risposta con noi” a Roma.

Soliman ha aggiunto che i video di sorveglianza della zona del Cairo dove abitava Giulio Regeni sono recuperabili “al 50%” e, sebbene sia una procedura “costosa”, l’operazione di recupero sarà compiuta. Le registrazioni si sono cancellate sovrascrivendosi automaticamente, ha spiegato Soliman.

La conferenza stampa del procuratore egiziano ha fatto seguito ad un’altra dura presa di posizione del ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni. Il richiamo per consultazioni a Roma dell’ambasciatore italiano in Egitto, ha chiarito Gentiloni è la “misura immediata”, la prima, a seguito del mancato cambio di marcia sulle indagini per chiarire la tragica morte di Giulio Regeni e, sugli altri passi, “ci lavoreremo nei prossimi giorni”. “Ricordo sempre gli aggettivi che ho usato e cioè che adotteremo misure immediate e proporzionali: questo ci siamo impegnati a fare e questo faremo”.

Domani l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Mogherini, incontrerà Paolo Gentiloni a Hiroshima, a margine del G7 dei ministri degli Esteri, per parlare del modo migliore per sostenere gli sforzi dell’Italia nel caso Regeni. Lo indicano fonti vicine a Mogherini ricordando che la ‘ministra degli Esteri’ europea, benché la vicenda sia bilaterale, ha già parlato personalmente due volte del caso con il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry e viene sollevata ad ogni occasione nei rapporti con l’Egitto a livello di funzionari. Mogherini ha anche risposto sul tema al Parlamento europeo, la cui plenaria già il 10 marzo ha approvato quasi all’unanimità una risoluzione di “forte condanna per la tortura e l’assassinio” del ricercatore italiano, sottolineando che “non è un caso isolato”, con la richiesta al Cairo di “fornire alle autorità italiane tutti i documenti e le informazioni necessarie”.

Intanto, “fonti vicine alla delegazione giudiziaria egiziana” tornata al Cairo da Roma hanno confermato al sito del quotidiano egiziano Youm7 che per l’Egitto è “incostituzionale” la richiesta italiana di produrre i tabulati di tutti i telefoni che il 25 gennaio agganciarono la cella di Dokki, il distretto del Cairo dove quel giorno fu sequestrato Giulio Regeni. Le fonti hanno precisato che la richiesta è “contraria all’articolo 57 della Costituzione” egiziana che protegge la privacy di “mail telefonate e ogni sorta di comunicazioni”. Inoltre si tratterebbe di qualcosa di “estremamente difficile da realizzare” dato che l’esame di simili tabulati “necessita di una tecnologia moderna e tempi lunghi”.

Le fonti del giornale hanno sostenuto che la delegazione egiziana “è stata colta di sorpresa da questa richiesta” che riguarda “i contenuti di tutte le chiamate effettuate nella zona di Dokki e di Mohandessin”, attiguo distretto sulla riva sinistra del Nilo “vicino all’abitazione della vittima, durante gli ultimi tre giorni prima e dopo la sua scomparsa”: “Si stima due milioni di chiamate”, scrive il sito. E’ noto che l’analisi di quel traffico è determinante per capire quali telefoni fossero presenti nella zona quando Regeni è sparito. E incrociando quei dati con quelli della zona del ritrovamento e con quelli in possesso della procura grazie all’analisi del pc di Giulio, gli investigatori non escludono di poter individuare la pista giusta per arrivare ai torturatori e agli assassini del ricercatore.

“E’ una conclusione che tutti ormai davano per scontata. La verità ce la possono dare solo gli organi di governo egiziani, ed é evidente che non lo vogliono fare”. Lo ha detto stamani il sindaco di Fiumicello, Ennio Scridel, commentando gli sviluppi delle indagini sulla morte di Giulio Regeni e del fallimento dell’incontro tra magistratura romana ed egiziana. “Io – ha proseguito Scridel – mi schiero pienamente dalla parte della famiglia, condivido il percorso che il Governo italiano ha seguito in questa difficilissima trattativa, perché ha dato fino all’ultimo lo spazio alle autorità egiziane per dire la verità, per assumersi le proprie responsabilità, e invece rimaniamo con questo ritiro dell’ambasciatore, che testimonia il fatto che tutti noi abbiamo ben capito, o presumiamo di aver capito, chi sia stato e cosa sia successo”. Per quanto riguarda la famiglia Regeni, Scridel ha ribadito che “è molto forte. Sono persone splendide e i genitori si sono caricati sulle spalle un peso che va oltre quello del lutto familiare. Sono convinto che a breve rientreranno nella comunità e daranno il loro contributo – ha concluso – perché i desideri, le fantasie, le emozioni e le idee di Giulio vengano portate avanti”.

Caso Regeni. Dura risposta egiziana alle richieste italiane

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