Partenza alle 21 dalla piazza del Museo di Zuglio e alle 23.30 l’arrivo alla Pieve e la S. Messa presieduta dall’Arcivescovo di Udine. Verrà letta la lettera di Papa Francesco per la Giornata della Pace, tradotta in lingua friulana da Celestino Vezzi e dedicata alla nonviolenza
A pochi giorni dai tragici fatti di Berlino, Aleppo, Ankara, in tempi in cui il numero di conflitti accesi nel mondo non fa più nemmeno notizia, il Friuli, nel primo giorno dell’anno, ribadisce il suo «no» a tutte le guerre. Si rinnova infatti nella notte fra il 31 dicembre e il primo gennaio 2017 l’appuntamento con la Marcia della pace da Zuglio a San Pietro in Carnia, appuntamento amatissimo dai friulani e giunto alla 38ª edizione. L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione La Polse di Zuglio e dal Centro Balducci di Zugliano in collaborazione con la parrocchia di Zuglio e con la forania di San Pietro-Paluzza, dal gruppo Ana di Zuglio, dalla confraternita dello Spirito Santo, dal comune di Zuglio, da altri enti e volontari. La Marcia viene anche quest’anno proposta in sintonia con la Giornata mondiale della Pace del 1 gennaio e con il messaggio di Papa Francesco, intitolato: «La nonviolenza: stile di una politica di pace».
La partenza è fissata alle ore 21 dalla piazza Museo di Zuglio. Qui il parroco, don Giordano Cracina, introdurrà contenuti e finalità; guiderà poi il cammino don Loris Della Pietra, rettore del seminario di Udine.
Un cammino scandito da tre tappe. Sono previste tre tappe in ciascuna delle quali sarà letto un brano della lettera di Papa Francesco per la Pace tradotto in friulano da Celestino Vezzi, con le riflessioni di una donna, di Luca Piana, vice presidente dell’Unitalsi, e di don Pierluigi Di Piazza, responsabile del Centro Balducci. La preghiera e il canto, con il contributo del coro «Lauda et ambula» guidato dal maestro Picotti, contribuiranno al significato delle soste di riflessione.
La Marcia si concluderà nella chiesa di San Pietro in Carnia con la con celebrazione dell’Eucarestia presieduta dall’Arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato, il quale percorrerà l’ultimo tratto del cammino insieme ai partecipanti. Alla conclusione tutti sono invitati a fermarsi presso locali della Polse per un momento semplice di scambio d’auguri.
Assuefatti alle guerre?
«Le riflessioni proposte partiranno dalla constatazione, quotidianamente riscontrabile, della “terribile guerra mondiale a pezzi” di fronte alla quale ci si chiede se ci sia maggior consapevolezza o invece assuefazione – osserva don Pierluigi Di Piazza –, soprattutto riguardo alla grande quantità di risorse destinate a scopi militari e sottratte alle esigenze quotidiane dei poveri, delle famiglie, specie quelle in difficoltà, dei giovani, degli anziani, dei malati, della grande maggioranza degli abitanti del mondo, se è evidente, come dovrebbe esserlo per tutti, che gli unici a trarre beneficio sono “i signori della guerra”, i cui vantaggi sono macchiati dal sangue delle vittime». L’indicazione chiara di Papa Francesco è il Vangelo di Gesù come buona notizia di pace, perché l’amore incondizionato che lui vive e ci propone è la strada della liberazione dalla violenza. «L’invito a scrutare “il cuore dell’uomo”, la profondità del nostro essere è fondamentale per uno sguardo veritiero sulle nostre possibilità di bene e di male – prosegue don Di Piazza –, sulla violenza che ci abita, sulle sue concrete manifestazioni più nascoste o più evidenti, più sottili o così crudeli da sgomentare. La guerra è la concentrazione delle violenze per la sua organizzazione omicida e distruttrice e mai Dio può essere accostato alle violenze, alle diverse forme di terrorismo, alle guerre: quando avviene si tratta sempre di profanazioni del suo nome e della sua presenza».
Diventiamo tutti «artigiani di pace»
Cosa significa non violenza? «È un modo di essere – risponde don Di Piazza – e inizia dal prendere a cuore e dal prendersi cura delle vittime; riguarda le persone più prossime, a cominciare dalle famiglie, diventa educazione permanente a prevenire gli abusi e le violenze sui bambini e sulle donne, esige responsabilità, rispetto, dialogo sincero». Tutti possiamo essere «artigiani di pace». Lo ricorda Papa Francesco nel suo messaggio, che propone il vangelo delle Beatitudini come «Magna Carta» a cui possono aderire tutte le persone «con umiltà e determinazione costruendo giustizia, cercando verità, vivendo la compassione, essendo coerenti».
Valentina Zanella
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