«La fede in Gesù e nel suo vangelo ha formato il suo cuore e la sua persona che ha impegnato senza risparmio in una lunga e stimatissima attività educativa sia come insegnante che come dirigente scolastico. Con gli allievi ha intessuto rapporti di profonda umanità e paternità che sono giunti fino ad oggi, come lui stesso mi raccontava e diverse persone mi hanno testimoniato». Così l’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato ha ricordato don Paolo De Re nell’omelia del funerale, celebrato oggi (mercoledì 13 marzo) nella chiesa di San Marco a Udine.
Don de Re è stato chiamato a sé dal Signore nella mattinata di lunedì 11 marzo, all’età di 87 anni. Era ospite della Fraternità sacerdotale di Udine, dove si è spento in seguito all’aggravarsi di una malattia cronica cui era affetto.
Qui di seguito l’omelia integrale di mons. Mazzocato.
Cari fratelli e sorelle, abbiamo appena ascoltato il racconto della morte di Gesù tramandato a noi dall’evangelista Luca. Con l’ultimo fiato che gli rimaneva dopo le disumane torture della crocifissione Gesù grida: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò.
Chi è stato vicino al nostro amato don Paolo nell’ultimo periodo di vita fino al respiro finale, può testimoniare che ha avuto la grazia di morire come Gesù, il suo Signore, per il quale era diventato sacerdote quasi 64 anni fa.
Ha dovuto passare attraverso un’agonia lenta e dolorosa sia del corpo che dell’anima per la progressiva debilitazione delle forze. Ma possiamo dire che l’ha vissuta con gli stessi sentimenti di affidamento a Dio e alla sua volontà che furono di Gesù crocifisso. Ad una infermiera che lo assisteva disse: “Lasciami andare verso quel viaggio che da tutta la vita aspetto”. Parole simili a quelle di Gesù: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Con questo spirito l’ho trovato anch’io dieci giorni fa nel nostro ultimo incontro nel quale abbiamo pregato e ci siamo salutati con un bacio sereno che era un arrivederci ormai nella vita eterna. Ha accolto con profondo desiderio l’unzione degli infermi che gli hanno dato due confratelli amici. Così si sentiva pronto ad andare oltre la soglia misteriosa della morte sostenuto dalla forza fede e dalla luce della speranza, di entrare nella vita di risurrezione che Gesù ha aperto il mattino di Pasqua per sé e per chi crede in lui.
Il modo in cui don Poalo ha affrontato la debolezza estrema dell’agonia e della morte non la si improvvisa all’ultimo momento. La fede e la speranza che ci lascia come testimonianza- ultima di cristiano e di sacerdote sono preparate da tutta una vita vissuta con onestà profonda verso Dio, La Chiesa e i fratelli. Dai colloqui che ho avuto occasione di fare in questi anni con don Paolo mi ha sempre colpito la profondità e la sincerità della sua vita di fede che poi traspariva e trasmetteva nelle omelie e in altri incontri di formazione che offriva.
La fede in Gesù e nel suo vangelo ha formato il suo cuore e la sua persona che ha impegnato senza risparmio in una lunga e stimatissima attività educativa sia come insegnante che come dirigente scolastico. Con gli allievi ha intessuto rapporti di profonda umanità e paternità che sono giunti fino ad oggi, come lui stesso mi raccontava e diverse persone mi hanno testimoniato.
Anche nelle aule scolastiche, oltre che qualificato insegnante, ha saputo essere vero sacerdote capace di accogliere, ascoltare e amare con ammirevole fedeltà i suoi allievi diventati anche suoi amici; un amore ricevuto da Gesù.
Ricco di questi frutti di carità cristiana don Paolo si presenta ora davanti al Signore Gesù dopo aver attraversato anche all’ultima prova della malattia che ha purificato la sua fede come oro nel crogiuolo e lo ha portato ancora di più vicino a Gesù crocifisso.
Abbiamo ascoltato le parole di S. Paolo: “Nessuno di noi vive per sé stesso e nessuno muore per sé stesso”. Anche don Paolo si è speso per il Signore e per i fratelli ed è morto unito al Signore. Ora si presenta davanti al tribunale di Dio e, con tutta la sincerità del cuore, potrà offrirgli una vita sacerdotale ricca di quei frutti di fede e di carità a cui ho appena accennato.
Con questa Santa Messa di esequie vogliamo anche noi presentarlo alla misericordia di Dio con tutta la stima e l’amore che custodiamo nel cuore per lui. La nostra preghiera di suffragio sia l’ultimo dono che gli facciamo in riconoscenza per quanto da lui abbiamo avuto.
Viva in eterno con il Signore dei vivi e dei morti e preghi anche lui per tutti noi.