di Gianfranco Ellero
Ventidue dei ventitré partigiani del Gruppo Manouchian scrissero il loro nome nel martirologio della Resistenza europea alle ore 15 del 21 febbraio 1944, quando una scarica di fucili spense le loro vite e interruppe sulle loro labbra il canto della Marsigliese. Olga Bancic, invece, l’unica donna del Gruppo, fu inviata a Stoccarda e decapitata il 10 maggio 1944.
Nella toponomastica della Capitale francese quei ventitré eroi entrarono undici anni più tardi, il 5 marzo 1955, perché il Comune di Parigi decise di intitolare una strada al “Groupe Manouchian”. Ma quel giorno il poeta Louis Aragon scrisse, “Pour se souvenir”, una poesia di sette strofe da cinque versi, che fu musicata da Léo Ferré, e così quei nomi furono accolti anche nella Storia della letteratura e nella Storia della musica.
Aragon, in un testo classico della letteratura ispirata dall’epica della Resistenza, ha tesaurizzato l’alta lezione etica e morale di Manouchian, che nella lettera di addio alla moglie scrisse di non provare odio per il popolo tedesco.
Ma perché quel Gruppo è tanto importante?
Per almeno quattro ragioni: perché era formato da ventitré operai partigiani, per lo più comunisti stranieri immigrati, che avevano scelto di operare in città e nei dintorni di Parigi, ed erano riusciti a creare seri problemi agli occupatori tedeschi: 115 azioni dal principio del 1942 al novembre 1943.
Era un gruppo internazionale, formato da lavoratori manuali, fuggiti dalle persecuzioni fasciste nelle loro patrie, reclutati da Missak Manouchian che aveva sposato Mélinée: due orfani, entrambi scampati dallo sterminio degli Armeni.
Nel gruppo c’erano anche cinque italiani, due dei quali radicati nella nostra regione: Spartaco Fontanot di Monfalcone e Rino Della Negra di Segnacco.
Fontanot, nato il 17 gennaio 1922, era emigrato in Francia con i genitori perseguitati dal fascismo: con l’armeno Manouchian e il rumeno Joseph Boczov, formò la triade che dirigeva il Gruppo, impegnato in arditissime azioni di sabotaggio e di attentati contro alti ufficiali nazisti.
A Nanterre, nell’immediata periferia di Parigi esiste “rue trois Fontanot”, che ricorda il sacrificio di Spartaco e dei suoi cugini partigiani Jacques e Nerone.
Rino Della Negra, nato in Francia (Pas de Calais) da un muratore di Segnacco il 18 agosto 1923, sarebbe dovuto partire per la Germania per il lavoro coatto, ma lui non rispose alla chiamata e si aggregò alla Resistenza con il nome di Dallat.
Era anche bravo come giocatore di calcio, e con il suo vero nome giocò otto partite nel ruolo di ala destra della “Red Star”, una squadra della banlieue parigina.
Il 12 novembre 1943 partecipò a un attacco contro un convoglio tedesco vicino all’Opera: ferito ai reni venne arrestato e interrogato dalla Gestapo e come gli altri finì fucilato.
Se se si va ad Argenteuil, dove si era trasferita la famiglia, ci si imbatte nella “rue Rino Della Negra”.
A ottant’anni dall’eccidio, pubblicizzato dai nazisti con il famoso manifesto “Affiche rouge”, che descriveva quei partigiani come terroristi, il Presidente Macron ha voluto che i corpi dei fucilati fossero traslati nel Pantheon, con una cerimonia programmata per il 21 febbraio 2024: ha voluto, con un gesto dal trasparente significato, che in quel famedio trovassero posto, accanto ai grandi francesi che hanno meritato la riconoscenza nazionale, anche alcuni non francesi che hanno difeso la Francia nel nome dei “valori e delle virtù repubblicane”, che sono universali.
Così gli eroi del Gruppo Manouchian rimarranno accanto a Victor Hugo, Émile Zola, Voltaire, Rousseau e Jean Moulin, l’eroe della Resistenza al fianco di De Gaulle.