Il Friuli-V.G. ha buone prospettive di ripresa nel secondo semestre dell’anno, secondo Federcasse. Cresceranno il pil, l’occupazione e le esportazioni.
Il Friuli-Venezia Giulia ha mostrato vari segnali di ripresa in una fase più favorevole delle attese per l’economia nazionale (il pil italiano sta tornando a crescere e dovrebbe far registrare una variazione annua positiva di poco superiore all’1%, nel 2016). Indicazioni positive giungono dal mercato del lavoro e da quello delle abitazioni. La disoccupazione si è ridotta al 6,9% dopo aver toccato il massimo di 9,4% a dicembre 2014, riducendosi del 26,6% su base annua nonostante la diminuzione del tasso di attività al 68,4%. Le assunzioni previste nei prossimi 6 mesi dagli operatori economici dei vari settori, lasciano intravedere buone possibilità di un miglioramento della situazione occupazionale (+8,1% annuo il numero degli intervistati ottimisti), soprattutto nel commercio (+33,3%) e nei servizi (+20,6%). Sono alcune delle previsioni elaborate, per il Friuli-V.G., da Stefano Di Colli del Servizio studi, ricerche e statistiche di Federasse secondo il quale, anche il mercato immobiliare ha confermato i dati positivi registrati nella prima metà dell’anno: a dicembre 2015 le compravendite sono aumentate del 3,1% rispetto a settembre.
In generale, dunque, la congiuntura regionale sembra evidenziare buone prospettive di ripresa nell’anno in corso e soprattutto nei due a seguire. Il recupero, purtroppo più lento delle aspettative, del commercio internazionale dovrebbe essere intercettato efficacemente dal Fvg. In tal senso, le previsioni del Servizio Studi di Federcasse per il triennio 2016-2018, ipotizzano una crescita del pil regionale di poco inferiore all’1% annuo nel 2016 e tra l’1,3 e l’1,7% fino al 2018. Si tratta di una dinamica leggermente più intensa di quanto ipotizzato per il resto del Paese (+1% nel 2016 contro +1,3% nel 2017, +1,5% nel 2018) e che tiene anche conto della maggior reattività al ciclo economico già dimostrata in passato. La ripresa sarebbe trainata dalle esportazioni e dal marginale recupero dei consumi, in crescita dello 0,9% nel 2016 e a tassi di poco superiori all’1% tra il 2017 e il 2018 grazie anche alla riduzione della disoccupazione. Quest’ultima dovrebbe essersi lasciata alle spalle, nel 2015, il punto di massimo (8% in media d’anno) per ridursi gradualmente fino al 6,8% nel 2018 (ancora circa il doppio di quello pre-crisi, il 3,4% del 2007).
Un indicatore anticipatore dell’attività economica friulana, quale il numero di imprese, ha registrato un marginale calo su base annua nel terzo trimestre del 2015 (-0,01%) nonostante, nella regione, permangano un’incidenza dell’accumulazione di capitale in percentuale del pil e una capacità di sviluppo delle imprese superiore al resto del NordEst e dell’Italia.
La dinamica dell’economia regionale appena descritta trainerebbe anche la ripresa della domanda di credito nell’orizzonte 2016-2018, in parte già osservabile nella percezione degli operatori bancari rilevata dalla Banca d’Italia. Gli impieghi, che hanno registrato una ripresa rilevante già nel 2015 (2,28%), salirebbero tra il 2,5 e il 3% annuo, fino al 2018. Anche l’intensità creditizia (rapporto impieghi su pil) rimarrebbe stabile su valori di poco inferiori di quelli attuali. “Il clip di mai al svee il caj”, dunque, e da giugno la lumaca potrebbe non essere più tale.