Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
ChiesaIn evidenza

Sinodo: serve più tempo, si riparte a ottobre. Le parole della delegazione udinese

Visto dal Friuli, quanto è successo a Roma in occasione della Seconda assemblea delle Chiese in Italia, nel corso del cammino sinodale nazionale, può sembrare un incidente di percorso. Invece è proprio uno dei modi in cui si esprime la sinodalità, che non è esente da «momenti di tensione» (per usare le parole di mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale) e tantomeno da errori. A partire dalla sua incalzante metodologia.

Ma cosa è successo in riva al Tevere e perché ha destato scalpore? L’Assemblea, riunita dal 31 marzo al 3 aprile, non ha approvato le 50 Proposizioni elaborate come sintesi dei 4 anni del percorso sinodale della Chiesa italiana, chiedendo a gran voce una revisione del testo «accogliendo emendamenti, priorità e contributi emersi».

Entrando nel merito del documento, le Proposizioni ritenute prioritarie nella prima delle sue tre parti (che a Roma sono state definite tali da 8 gruppi di lavoro su 10) sono state quelle legate all’accompagnamento di persone in situazioni affettive particolari (un tema non riconducibile alla sola omosessualità, ma esteso anche a chi vive una separazione o una nuova unione, di fatto una larga parte della popolazione), agli ambienti educativi, all’accompagnamento personale dei giovani. Nella seconda parte del testo, ben più urgenti (perché votate da 8 gruppi su 8), le Proposizioni sulla formazione degli adulti e sul rinnovo dell’Iniziazione cristiana. Nella terza parte, i temi più urgenti sono la responsabilità ecclesiale e pastorale delle donne (9 gruppi su 10) e l’obbligatorietà dei consigli pastorali (8 su 10). Temi talvolta enormi, delicati, riassunti in 5-6 righe ciascuno. La critica levatasi dall’Assemblea sta proprio qui, più che sui contenuti in sé. Una volta approvate, le Proposizioni sarebbero dovute passare al tavolo dell’Assemblea generale dei Vescovi, prevista a maggio, per la discussione e l’approvazione da parte dei successori degli apostoli. Ma lo Spirito, come ha ricordato lo stesso mons. Castellucci, ha un programma diverso: «Non mira al livellamento e all’uniformità, ma alla comunione, che è armonia delle diversità e ricerca di una sintesi superiore». Spirito Santo, s’intende, non spirito dei tempi.

Nulla di fatto? No, semplicemente necessità di tempo per elaborare al meglio le istanze di un documento, quello delle 50 Proposizioni, che Castellucci ha definito «di fatto inadeguato» e «non maturo». E troppo frettoloso: dopo la prima Assemblea di novembre, le Diocesi hanno inviato le proprie osservazioni entro il 2 marzo; la sintesi – redatta una prima volta e successivamente accorciata perché «ne stata chiesta la riduzione drastica» – è stata realizzata in appena tre settimane e consegnata ai 1.008 delegati il 29 marzo, appena due giorni prima del loro arrivo a Roma. Il risultato? Poco tempo per studiarla e tanto materiale “tagliato”. Niente approvazione, niente assemblea dei vescovi di maggio – se ne riparla a novembre – e ulteriore (terzo) appuntamento assembleare il 25 ottobre.

Da sinistra: Piera Burba, mons. Riccardo Lamba e Marco Bressan

Mons. Lamba: «Poco tempo»

«Come in tutte le assemblee, c’era chi ha usato espressioni inadeguate, ma ci sono anche tante persone brave, volenterose e intelligenti che amano la Chiesa. A Roma ce n’erano molte e sono intervenute a proposito». Smorza i toni mons. Riccardo Lamba, presente a sua volta all’Assemblea sinodale. «È stata un’esperienza molto interessante – afferma – e va detto che chi ha dovuto fare sintesi per redigere le 50 proposizioni ha fatto un lavoro enorme. Certo, ha avuto poco tempo».

Burba e Bressan: «Osservazioni oggettive da persone che amano la Chiesa»

«L’impianto delle Proposizioni è apprezzabilissimo, è la sintesi a essere stata eccessiva». Anche Piera Burba, direttrice del Consiglio della Collaborazione pastorale di Rivignano e delegata diocesana per il Cammino sinodale, sottolinea la criticità di un testo eccessivamente succinto. Ma riserva anche un appunto al genere letterario delle Proposizioni: «Mentre per i Vescovi è usuale esporre gli argomenti in proposizioni, per gli operatori pastorali laici si tratta di un linguaggio lontano. Per questo le Proposizioni sono state giudicate troppo strette, sono esortazioni più che indicazioni operative. Alcune parti sono state tralasciate, non per cattiva volontà, ma per tempistica eccessivamente breve. Niente di impossibile, serve solo con un po’ più di tempo».

Ma cosa non è stato inserito nelle Proposizioni? Lo spiega Marco Bressan, direttore del CPC di Udine sud-est e delegato diocesano a sua volta. «Ho letto i titoli sui giornali che parlavano di bocciature di alcuni temi. In realtà l’assemblea ha fatto una discussione vivace, ma quasi sempre costruttiva, priva di particolari polemiche, perché nelle proposizioni tutti hanno rilevato la mancanza di riferimento sia ai documenti della Chiesa, ma soprattutto ai testi prodotti nei quattro anni. Ci si è sentiti spogli del lavoro fatto, era una sensazione comune e diffusa». Insomma, tempi stretti ed equivoci sulla forma. Da cui il disappunto dell’Assemblea. «La prima cosa che ci siamo detti è che “non ci siamo” – afferma Burba –. Siamo partiti per Roma un po’ perplessi. “Starin a viodi”, pensavamo, “vedremo…”. Ma se era diffuso il disappunto, va detto che non c’è stata contestazione. Solo annotazioni oggettive, espresse sia da laici che da Vescovi». «Con questo atteggiamento – rilancia Bressan – molti hanno dimostrato l’attaccamento alla Chiesa, l’amore per lei e la volontà di darle il meglio possibile. Questa è una bellissima sensazione. Leggo la decisione di rimandare l’Assemblea della Conferenza Episcopale Italiana come un’espressione massima della sinodalità».

E adesso?

Ciò che l’Assemblea ha votato (questa sì) è stata una mozione che detta le linee del prossimo futuro. «Il testo delle Proposizioni – si legge nella nota –, dal titolo “Perché la gioia sia piena”, sarà affidato alla Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino sinodale perché, con il supporto del Comitato e dei facilitatori dei gruppi di studio, provveda alla redazione finale accogliendo emendamenti, priorità e contributi emersi». Un gruppo ristretto, ma non troppo. «Al tempo stesso – prosegue –, l’Assemblea fissa un nuovo appuntamento per la votazione del Documento contenente le Proposizioni per sabato 25 ottobre, in occasione del Giubileo delle équipe sinodali e degli Organismi di partecipazione». Dopodiché il documento passerà nella mano dei Vescovi, chiamati finalmente a compiere le decisioni finali.

Giovanni Lesa

Articoli correlati