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Luci tra le sbarre

Spighe raccolte

“Presso Dio niente è senza valore, né senza significato”. Queste parole di Sant’Ireneo suonano così consolanti in un ambiente come un carcere, dove apparentemente tutto o quasi sembra aver perso valore e non significare più nulla: i giorni si trascinano uno dopo l’altro, apparentemente senza alcun senso o importanza, imprigionati anch’essi come coloro che li vivono (vivono?).

Ma presso Dio niente è senza valore. Ce lo ricorda Gesù: anche un semplice gesto, un nonnulla, un bicchiere d’acqua offerto a chi ha sete, ha un grande significato agli occhi del Padre.

L’asciugamano donato a un nuovo arrivato, la preghiera di un detenuto per la madre malata di un agente, le parole dell’Ave Maria suggerite con delicatezza durante il rosario a chi ancora non le ha memorizzate, l’invito al cappellano di andare a parlare con un compagno detenuto in difficoltà… nulla è senza valore presso Dio.

S. Vincenzo diceva a noi missionari che siamo come gli spigolatori, chiamati a raccogliere le spighe cadute dalle mani dei grandi mietitori e che altrimenti rimarrebbero a terra. Eccone una, raccolta dal suolo del carcere.

Un volto nuovo si affaccia un giorno per la prima volta alla Messa nella cappella. Un volto che viene da lontano, dall’Africa nera, terra esperta nel soffrire. Si siede su una delle ultime panche e prende in mano il foglietto-guida, per seguire la liturgia. Inizia la Messa, tutto procede come abitualmente. Ma durante la proclamazione del Credo, Pierpaolo, che gli è seduto davanti, si volta, e i due cominciano a parlottare tra di loro. Me ne accorgo subito, mi mordo la lingua e resisto alla tentazione di richiamarli all’ordine, anche se mi dà sempre molto fastidio quando qualcuno parla durante la Messa.

Arriva il momento di leggere le preghiere dei fedeli dal foglietto: è sempre Pierpaolo quello che le legge, ma oggi – sorpresa – due le legge lui e due il nuovo arrivato. Ecco di cosa parlottavano durante la Messa! Pierpaolo aveva notato il “volto nuovo” e l’aveva invitato a condividere con lui la lettura delle preghiere, per farlo sentire partecipe ed integrarlo nel gruppo.

Ho ringraziato il Signore per questa piccola – per gli uomini – cosa. Ha trattenuto la mia lingua, che avrebbe rovinato tutto, e mi ha ricordato quanto occorre essere cauti prima di giudicare qualsiasi cosa: l’apparenza spesso inganna! L’ho ringraziato, perché mi ha dato occhi per raccogliere questa “spiga” impalpabile, che rischiava di passare inosservata. L’ho ringraziato perché, che il contadino vegli o dorma, il seme germoglia e cresce, come, neppure lui lo sa!

P. Claudio Santangelo C.M.
Cappellano della casa circondariale di Tolmezzo (UD)

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