Dal Vangelo secondo Luca Lc 21,25-28.34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.
Commento al Vangelo del 1° dicembre 2024,
I Domenica di Avvento
A cura di don Francesco Ferigutti
Con l’inizio del tempo di Avvento si apre l’Anno della Chiesa: l’Anno liturgico come tempo di attesa e di speranza. L’umanità ha sempre bisogno di sperare e oggi ne sentiamo l’esigenza in modo del tutto particolare. In un mondo confuso e disorientato, indifferente e facile preda di fanatismi, un mondo in cui tutto, anche in ambito religioso, viene livellato sulla base di interessi spesso poco nobili, i cristiani sono chiamati a dire con franchezza, con le parole e con le opere, la radice di quella fede da cui nasce anche la loro speranza.
Con l’inizio dell’Anno liturgico la Chiesa ci conduce per mano in una riflessione continua sul senso del “tempo” come spazio di vita e di salvezza che Dio ci dona. Il tempo della nostra esistenza viene così collocato tra la prima venuta del Cristo (attesa e vissuta) e la seconda e definitiva, che porterà tutti e tutto alla sua pienezza. Muoviamoci incontro a “Colui che viene”; la parola di Dio ci suggerisce l’atteggiamento adatto per questo momento: “Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” (Lc 21,28). L’Avvento deve iniziare con un’elevazione dell’anima, siamo invitati a protenderci verso il futuro, verso una nuova avventura di Grazia.
Nel Vangelo Gesù fa previsioni sugli ultimi tempi e dà consigli sul modo di prepararsi ad essi. Anche se l’ultimo giorno non verrà subito, dobbiamo essere sempre preparati alla venuta di Gesù, che si attua nella nostra vita ogni giorno.
La condotta del discepolo deve essere modellata su due verbi: “State attenti a voi stessi” e “Vegliate in ogni momento pregando”. Sono le due azioni tipiche del credente che attende il termine della storia della salvezza. Da questo atteggiamento di fondo deriva uno stile di vita che ha a che fare con le scelte nella quotidianità. Il cuore non deve essere appesantito perché il tempo è compiuto, ma non è finito; siamo in cammino ed è Gesù che rimette l’umanità e la Chiesa in cammino verso uno stato d’attesa, verso un’altra venuta. Noi viviamo un continuo Avvento fino all’ultima venuta del Signore Gesù poiché Egli è sempre in procinto di venire, il suo popolo deve vegliare incessantemente. La vigilanza si impone sempre.
L’attesa e la veglia ci strappano a noi stessi e ci lasciano nelle mani di Dio, dal quale dipende ogni compimento. Stare attenti e vegliare per non restare intorpiditi; l’atteggiamento del vegliare è ciò che nutre la dinamica dell’attesa perché questa non si spenga e “il cuore non si appesantisca in dissipazioni e affanni della vita”. Il consumismo sfrenato del nostro tempo ci lascia in balìa di noi stessi, di paure e solitudini tra le più feroci. La vigilanza cristiana è dunque il vero antidoto alla supponenza della vita. Tocco inconfondibile dell’evangelista Luca è la preghiera come stile della fede. Gesù, invitandoci alla preghiera, ci chiede un’attenzione del cuore, uno spirito desto, un sentimento dell’anima che come mormorio interiore impregna tutto il nostro essere, lo trasforma e lo rende pronto ad accogliere nell’attesa Colui che per primo ci viene incontro.
don Francesco Ferigutti